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“Antinoo, il fascino della bellezza” a Tivoli – Villa Adriana

di Piera Lombardi / 6 ottobre

«Nelle ore di insonnia, percorrevo i corridoi della Villa, erravo di sala in sala, mi fermavo davanti i simulacri di Antinoo. Ogni stanza aveva il suo, ogni portico perfino. Facevo schermo con la mano alla fiamma della mia lampada; sfioravo con un dito quel petto di pietra».

Pare davvero di vederlo l’imperatore Adriano (rappresentato nei suoi tormenti da Marguerite Yorcenar e assurto a mito letterario), aggirarsi nella dimora di Tivoli ora che le statue del suo Antinoo sono tornate “a casa”. Eccolo soffermarsi tra le forme di marmo vive, carnose ed eteree insieme, per ritrovare la sublime bellezza del fanciullo tanto amato e prematuramente perso. Sguardo malizioso e malinconico insieme, bocca carnosa e imbronciata, capelli ricci, corpo morbido e sensuale, Antinoo, incontrato per caso durante uno dei tanti viaggi, colpisce subito Adriano che lo prende con sé e da quel momento diventano inseparabili. Il giovane schiavo gli è a fianco per sette anni, lo segue ovunque come un fedele animale d’insuperabile bellezza: «Quel bel levriero, ansioso di carezze e di ordini, si distese sulla mia vita», racconta ancora l’Adriano di Marguerite Yorcenar.

Antinoo morì nel 130 d.C. in circostanza misteriose, mai chiarite: forse un suicidio per propiziare attraverso il suo sacrificio lunga vita al suo imperatore, oppure annegò nel Nilo durante un viaggio in Egitto sempre al seguito di Adriano. Le fonti storiche a disposizione non consentono di dipanare il mistero. Al favorito dell’imperatore per la prima volta la Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio, ha dedicato una mostra allestita nell’Antiquarium della Villa, mostra visitabile fino al 4 novembre. Antinoo, il fascino della bellezza presenta oltre 50 reperti: sculture, rilievi, busti e statue ma anche monili e monete che testimoniano la passione amorosa dell’imperatore per l’angelico efebo. Per superare l’atroce dolore della perdita, Adriano avviò da subito un culto senza precedenti paragonando il giovane a Osiride, divinizzazione che competeva solo ai faraoni. Per lui fece costruire nella villa un sepolcro-tempio, scoperto nel corso di campagne di scavo realizzate dalla Soprintendenza dal 2002 al 2005.

L’esposizione si articola in quattro sezioni. La prima affronta l’iconografia di Adriano e Antinoo; la seconda racconta la deificazione del giovane bitinio. La terza illustra le recenti scoperte archeologiche che hanno portato alla luce l’Antineion, i resti della tomba-tempio. L’ultima parte espositiva si concentra sulla fortuna di Antinoo nei secoli, facendoci scoprire che a c’è persino una costellazione che porta il suo nome.

«Quasi non esiste collezione storica italiana ed europea, ove, per diverse vicende, non siano pervenute nel tempo opere provenienti dalla stessa Villa Adriana o da altri siti sparsi nel mondo romano (in particolare Italia e Grecia) che ci tramandano le fattezze di Antinoo», si legge nel catalogo Electa. Tanta ricchezza iconografica meriterebbe un museo a sé. La forza seduttiva e fascinatrice del giovinetto, infatti, ha attraversato indenne il tempo; la sua effigie ha ispirato ritratti in marmo, come il busto del Museo dell’Opera del Duomo di Pisa in cui viene riadattata in senso cristiano, o in bronzo come la scultura di Guglielmo Della Porta, in mostra, proveniente dagli appartamenti storici del Palazzo Reale di Napoli, ed è stata anche riprodotta in numerose pubblicazioni antiche, da Winckelmann a Penna fino a diventare icona della cultura omosessuale.

Adriano dunque aveva deificato il suo favorito assimilandolo alla più alta divinità egizia non a caso visto che, secondo il mito, Osiride rinasce dalle acque del Nilo, simbolo di fertilità. Personalità complessa e multiforme, Adriano è mistero vivo di rinnovato fascino da che l’insuperata prova d’attore di Giorgio Albertazzi gli ha restituito voce, volto, spessore umano.

Nella realtà storica fu tante cose insieme: instancabile viaggiatore durante tutto il principato (117-138 d.C.), risiedette a Tivoli in maniera stabile solo pochi anni perché volle visitare tutte le province del suo sterminato impero, sia a oriente che a occidente. Uomo colto, raffinato, profondamente innamorato della grecità, interessato a architettura, pittura, musica, filosofia, era ossessionato da astronomia, astrologia, forse dalla magia, e continuamente alla ricerca di esoterici segni da decifrare nel tracciato accidentato dell’esistenza. Dichiaratamente omosessuale, avverso al mondo femminile e alla moglie Sabina, fu però devoto a Plotinia (moglie di Traiano a cui si deve la tardiva adozione) così come rispettoso della memoria postuma della stessa Sabina. I contemporanei non gli perdonarono non già d’essere omosessuale, che era opzione diffusa, bensì d’essere stato vinto fino alle lacrime da un giovinetto. Lo storico Cassio Dione gli rimprovera nell’Historia Augusta il fatto che alla morte di Antinoo, avesse pianto «come una donnetta» e che il giovane avesse avuto più onori funebri dei membri della famiglia imperiale. L’uomo più potente del mondo vinto dall’Amore: questo il vero “scandalo” per i suoi contemporanei.

Proprio lo “scandalo” dell’Amore rende Adriano un nostro simile. In un mondo che l’ha estromessa da molte parti, condividiamo il culto della bellezza non effimera che non si apparenta a nessun mercimonio, che muove amore, che fa piangere fino alle lacrime e ritrovare il sacro tra le pieghe di caduche vicende, specie se le fattezze sono quelle di Antinoo.


Antinoo, il fascino della bellezza, Tivoli – Villa Adriana, dal 4 aprile al 4 novembre.

Per ulteriori informazioni: 
http://bit.ly/SCtliX