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Libri

La collana Attese di 66thand2nd

di Chiara Gulino / 10 ottobre

Tra le collane della casa editrice 66thand2nd, abbiamo deciso di soffermarci su Attese e lo abbiamo fatto insieme al suo ideatore e direttore, Tomaso Cenci. 

La collana, presente in libreria dal 2009, conta oggi diciassette libri «non per tifosi o per tecnici sportivi, ma per amanti della letteratura: lo sport in questi romanzi è il pretesto per parlare di altro perché noi pensiamo che oggi sia un acceleratore universale di emozioni. Crediamo sia una collana originale, dotata di una forte specificità, capace di attirare gli appassionati perché lo sport è veramente il linguaggio universale, forse il più universale per parlare di cose che fanno piangere e ridere in tutte le parti del mondo aldilà delle latitudini, delle etnie, delle culture». La grande sfida è quella di pubblicare storie che hanno la potenzialità di attrarre un pubblico indifferenziato, non propriamente sportivo, comprese le donne, «ancora un po’ diffidenti».

In America esiste un genere letterario, studiato anche nelle università, che è quello della grande letteratura sportiva, un genere praticamente inesistente in Italia a parte rare eccezioni (ad esempio Arpino con Azzurro tenebra, le cinque poesie sul calcio di Saba, Fernando Acitelli). Si tratta di romanzi di grande pregio letterario che prendono spunto dallo sport inteso come valore, forza, riscatto e che non ha niente a che fare con soldi, violenza o doping. Underworld di Don De Lillo non è certo un libro di sport, ma prende spunto proprio da una famosa partita di baseball: «Ho questo sogno di pubblicare in Attese libri del livello di Underwold, in cui lo sport è la scintilla per parlare di altro».

Shoeless Joe di William Patrick Kinsella è stata la prima uscita della collana, quasi obbligata e naturale perché «il baseball è uno sport fondante della società americana, a livello collettivo è compagno di vita di molti americani, se non di tutti». Non a caso il baseball, sport al quale si è appassionato anche Tomaso Cenci, ha prodotto molti romanzi e anche film emozionanti. Proprio da questo libro cult di Kinsella è stato tratto L’uomo dei sogni (titolo originale Field of Dreams, 1989) con Kevin Costner. È la storia di un agricoltore dell’Iowa che, nel tentativo di recuperare il rapporto con il padre, costruisce un campo da baseball, assecondando delle voci interiori, distruggendo gran parte della sua piantagione. Nel fare ciò, compie un viaggio nel tempo alla ricerca di quello che successe veramente quando alcuni giocatori di baseball, tra i quali Shoeless Joe, furono travolti da uno scandalo. E in questo viaggio si fa accompagnare niente meno che da J.D. Salinger.
Di baseball parlano ancheIl mio nome è Jackie Robinson di Scott Simon – Jackie Robinson fu il primo afroamericano a giocare nella Major League, icona dopo Martin Luther King, della lotta per i diritti civili dei neri in America, tanto che la sua maglia numero 42 è stata ritirata –, La partita perfetta del premio Pulitzer Michael Shaara con al centro la figura del grande lanciatore Billy Chapel, e Pesci poeti e cari ricordi di Sherwood Kiraly.

Altro sport di riscatto è il pugilato. Chi pratica la boxe è solitamente un «perdente simpatico». Il cinema ha prodotto molti di questi personaggi: Il colosso d’argilla (1956) con Humphrey Bogart (tratto dal romanzo di Budd Shulberg, pubblicato in Italia proprio da 66thand2nd), Fronte del porto (1954), diretto da Elia Kazan, con Marlon Brando, Toro scatenato (1980), regia di Martin Scorsese, con Robert De Niro, Cindarella Man (2005) di Ron Howard, con Russell Crowe. Pugile controverso, cantato da Bob Dylan e interpretato da Denzel Washington in Il grido dell’innocenza (1999), fu Hurricane, famoso soprattutto per essere stato in prima linea nella lotta per i diritti civili negli Stati Uniti degli anni ’70. Protagonista di un caso giudiziario che divise l’America, è al centro del romanzo dello scrittore e giornalista James S. Hirsch, Hurricane. Il miracoloso viaggio di Rubin Carter.
Un classico di cinquant’anni fa, pubblicato per la prima volta in Italia nel 1963 dalla Feltrinelli, è invece Il campione dello scrittore inglese David Storey, riedito da 66thand2nd con una traduzione più fresca. È la storia di un gruppo di rugbisti operai e minatori dal modesto salario che ogni sabato cerca riscatto sul campo da gioco alla ricerca di notorietà per non rassegnarsi al grigiore della propria esistenza.

Non poteva poi mancare il calcio tra gli sport capaci di smuovere folle e sentimenti. Il sogno del calciatore adolescente dello scrittore spagnolo J.J. Armas Marcelo parla delle sensazioni di un calciatore adolescente che sogna di giocare con il grande Real Madrid di Butragueño. Il calcio è invece il mezzo per smascherare le ipocrisie e le contraddizioni della società moderna in Litania di un arbitro, dell’autore berlinese Thomas Brussing. La voce monologante del romanzo è quella di un arbitro che, abituato in campo a essere imparziale, super partes e tutto d’un pezzo, si trova coinvolto nella vita in un drammatico e doloroso processo. Alla figura dell’allenatore è dedicato, invece, l’altro libro-monologo dello scrittore dell’ex Germania dell’Est, Fino a diventare uomini.
In Il sogno di Walacek dello scrittore svizzero Giovanni Orelli, il contesto storico-politico è quello terrificante del 1938. Lo sport nella Germania di Hitler era usato come dimostrazione di forza e superiorità. Per questo il gesto di Sindelar, il grande centravanti austriaco che si rifiuta di indossare la maglia tedesca con la svastica in seguito all’Anschluss, è un gesto eroico ed eccezionale. Come eroica ed eccezionale è anche la vittoria della Svizzera di Walacek, gloria elvetica dimenticata, mezzala del Servette e della nazionale, per 4-2 ai Mondiali di Francia del 1938, proprio contro la Germania. Sottrarre all’oblio questo eroe minore è l’intento che si prefigge Orelli con questo suo raffinato romanzo, già edito da Einaudi nel 1991, in questo aiutato anche da un’opera minore del grande pittore di arte “degenerata” Paul Klee: sulla pagina sportiva 13 del National Zeitung del 19 aprile 1938, che riporta la cronaca della finale di Coppa svizzera disputata fra il Grasshopper e il Servette, l’artista tracciò con un pennarello nero una O che taglia a metà proprio il cognome di Walacek. La O di Klee diventa il punto di fuga da cui si dipanano una serie di idee, associazioni, congetture e microstorie.
Lo scorso agosto è, infine, uscito Ho battuto Berlusconi!, di John Graham Davies, monologo divertente di un tifoso del Liverpool che, nonostante i mille problemi che lo affliggono, riesce a procurarsi il biglietto per la finale di Champions League del 2005 a Istanbul, dove la squadra dell’allora premier italiano fu sconfitta in maniera rocambolesca dai Reds, dopo aver subito tre gol in pochi minuti ed essere arrivati ai calci di rigore.

Dal 2011 hanno cominciato a far parte della collana anche gli scrittori italiani. Il primo in assoluto della casa editrice romana è stato Ivan Polidoro con Le coincidenze: «Teniamo alla letteratura italiana. Abbiamo lanciato un concorso a Torino intitolato “In attesa dell’Unità d’Italia”». Il concorso è stato vinto dal manoscritto che meglio ha saputo amalgamare nel suo romanzo i due riferimenti allo sport e all’Unità d’Italia per celebrarne il 150º anniversario. Ne è nato Non siamo mai abbastanza di Dario De Marco, giovane autore napoletano, nel quale i Mondiali di calcio da quelli del 1974, anno della sua nascita, a quelli del 2010, scandiscono tutti i momenti fondamentali della sua vita.

Per concludere, mi permetto di spendere alcune parole sulla grafica dei libri, veramente di livello internazionale, affidata all’art director Silvana Amato. Le copertine di Attese dai tratti simmetrici e decisi sono caratterizzate dalle illustrazioni della scuola spagnola di Alexis Rom e Claude Marzotto con base a Barcellona, veri pezzi da collezione.
 

Per ulteriori informazioni su Attese:
http://www.66thand2nd.com/libri.html