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Musica

“Auff!” dei Management del Dolore Post Operatorio

di Mattia Pianezzi / 16 dicembre

Inventiamo una grande struttura degli opposti tra le uscite discografiche italiane alternative di questo 2012, parlandone come se fossero parte delle correnti letterarie Ottocentesche (ha senso, no?). Padania degli Afterhours è la grande opera romantica, Il Mondo Nuovo del Teatro degli Orrori è la controparte verista e Nati per subire degli Zen Circus è l’antiromanticismo per eccellenza. Il posto per Auff! dei Management del Dolore Post Operatorio (MaDe DoPo, abbreviato) è una nicchia, un anfratto, è quello dei decadentisti: il quartetto abruzzese conosce la musica come conosce la metrica, il lessico e il ritmo della poesia e li utilizza come arma postmoderna, tagliente e incisiva in tutto Auff!.

Il disco scorre rapido e accattivante all’ascolto, allo stesso tempo furia punk corrosiva e cura per i dettagli. I MaDe DoPo sono contemporanei, non sempre condivisibili, sempre provocatori. È una vera e propria dichiarazione poetica la stessa “Auff!”, che inizia con il verso «Credi che questa mia non sia poesia?» per continuare nella seconda strofa con «Distruggerò l’endecasillabo del madrigale / con un terribile Hiroshima provinciale” e fare, alla fine, il verso a Pierpaolo Capovilla stesso. I riferimenti alla recente politica non mancano, velati o meno; così come alla cronaca, ai casi di maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine in “Signor Poliziotto”; il problema dell’occupazione e del precariato italiano trovano il loro urlo in quello di “Norman”, dottorando suicida. I MaDe DoPo ne hanno un po’ per tutti: dalla Bibbia in “Irreversibile” alla ricerca scientifica esasperata come spreco («Miliardi di euro per una domanda / ci avrebbe mangiato tutto il Ruanda») in “Macedonia”. Non sempre condivisibili, sempre provocatori.

Dal livello decisamente buono di Auff! spiccano due tracce sopraffine: “Amore Borghese” cantata con Emiliano Audisio, ex Linea 77, ha i contorni sfumati del sogno lussurioso; dal ritmo forsennato; la penultima “Nei Palazzi” è lo psicotico sfogo del mondo contemporaneo trasposto in musica e rime affilate. Luca Romagnoli, alla voce, urla in metrica, canta poco – di solito nei ritornelli – è perfetto per l’impianto musicale nevrotico che l’accompagna.

In conclusione, a parte una comprensibile confusione iniziale nell’ascoltatore dovuta al forte scontro con questo disco, i MaDe DoPo sono un realtà non ignorabile del panorama musicale alternativo italiano e Auff! è un ordigno innescato solo dal tasto play.
Impossibile restare indifferenti.