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Libri

“I nutrimenti terrestri” di André Gide

di Angelo Gasparini / 2 marzo

In una celebre frase, Leo Longanesi ci ricordava che non era la libertà a mancare, bensì gli uomini liberi. Esente da questa massima è, senza dubbio, lo scrittore francese André Gide. Libero pensatore e anticonformista, Gide si è sempre distinto per la sua ribellione profonda e sanguigna contro la secolarizzazione di ogni forma di tradizione “forzata”, contro la cecità delle ideologie, delle religioni e del perbenismo della classe borghese. La produzione di Gide spazia dal romanzo al pamphlet politico, dall’opera teatrale agli studi di estetica. Oltre a I nutrimenti terrestri, altri romanzi come I sotterranei del Vaticano, L’immoralista La sinfonia pastorale sono entrati a far parte – fin dal primo giorno – nella storia della letteratura francese e risultano ancora oggi, per le tematiche espresse e per la trama avvincente, molto coinvolgenti e di scottante attualità.

Con I nutrimenti terrestri lo scrittore dà vita a un dibattito che ha per protagonista la storia e il suo attore principale, l’uomo. Si tratta, infatti di un inno alla bellezza della natura, all’abbandono panico al piacere dei sensi, per sperimentare l’intero ventaglio emozionale che essi ci offrono. Il libro, opera giovanile di Gide, è anche il sincero invito ad abbandonare le idee preconcette, le stratificazione secolarizzate della nostra società per ri-trovare l’essenzialità perduta e ri-tuffarsi nella natura delle cose, cioè nel fluire naturale della vita di cui l’uomo è atomo e attore.

Menalca, il maestro, racconta la propria vita al suo discepolo Nathaël. Spinto dalla sete d’avventure, Menalca ha iniziato a percorrere strade sconosciute, ha finalmente scoperto la gioia del suo corpo ed è entrato in contatto con la natura. Ha dato sfogo a ogni possibilità di sperimentare la gioia rinnovando – in ogni istante – il fervore e l’accondiscendenza del suo cuore alla ricerca della felicità, una felicità che consiste soprattutto nel vivere pienamente. L’amore e l’accettazione serena del mondo rafforzano lo spirito umano che riesce finalmente a liberarsi dalle idee meschine che gli impediscono di essere contento e che sono fortemente ingannevoli perché frutto d’immagini e idee false, prodotte dalla nostra storia e dalla nostra cultura.

I nutrimenti terrestri è un’opera fortemente ibrida e di difficile catalogazione: a metà strada tra gli appunti di viaggio e la storia romanzata, tra le annotazione di diario, il dialogo filosofico e il dizionario poetico, il libro di Gide è un vero e proprio fiume in piena che travolge e appassiona i suoi lettori. Le diverse forme di scrittura, mescolate sapientemente dall’autore, rappresentano i diversi momenti dello spirito, sono atte a sottolineare le infinite emozioni di cui è capace l’animo umano. Lo scrittore stesso, dopo aver invitato il lettore a educare la propria sensibilità e ad assecondare le proprie emozioni, ci suggerisce di risolvere i contrasti interiori superando i limiti imposti dalla morale e dalla religione. Tuttavia l’autore non ha nessuna intenzione di salire in cattedra e assurgere ad ammaestratore. Lo dimostra il fatto che, alla fine del libro, ci viene indicato di gettare il volume, di non cercare di vivere ciò che già è stato vissuto, che è più saggio, infatti, trovare il proprio cammino.

Per concludere, c’è da dire che la a scrittura di André Gide è influenzata da diverse fonti e, spesso, molto differenti tra loro. Il simbolismo, per esempio, ne ha contaminato gli esordi, così come l’opera Così parlò Zaratustra di Friedrich Nietzsche ma anche i testi biblici come Ecclesiate e Cantico dei Cantici. Alla base de nutrimenti terrestri, tuttavia, è chiara – soprattutto – l’influenza dell’umanesimo panteista del XVI secolo mentre la lezione di Dostoevskij, d’altro canto, gli ha ispirato il gusto dell’introspezione e della fine analisi psicologica.

 

(André Gide, I nutrimenti terrestri, Mondadori/Garzanti)