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“Alighiero Boetti a Roma” al MAXXI

di Claudia Farini / 30 aprile

La prima grande mostra del 2013 del Museo MAXXI di Roma, inaugurata il 23 gennaio, è dedicata alla memoria di uno dei più prolifici artisti della seconda metà del Novecento italiano: Alighiero Boetti. L’evento, curato da Luigia Lonardelli e ospitato presso la struttura romana fino al 6 ottobre, si propone di trattare con circa 30 opere la produzione dell’artista dal momento del suo trasferimento a Roma nel ’72, partendo principalmente da due spunti analitici: l’anima afghana di Boetti, che nello stato mediorientale ha soggiornato e lavorato nel corso degli anni Settanta, e il coevo contesto artistico della capitale italiana al quale accennano le opere di Luigi Ontani e Francesco Clemente, amici e “compagni di strada” di Alighiero, che come lui subiscono il fascino del viaggio e della contaminazione.

Ad aprire la mostra la ripresa fissa sui laghi di Band-e Amir, in Afghanistan, a opera di Jonathan Monk, che ritrae proprio i luoghi in cui Boetti avrebbe voluto fossero sparse le sue ceneri, volontà che tuttavia, per ragioni politiche, non ha potuto essere esaudita. L’opera, “Untitled and Unfinished”, suggerisce così, dall’inizio del percorso espositivo, la profonda influenza che quei territori, i loro colori, la peculiare estetica e persino la loro lingua hanno avuto sull’operato dell’artista. Monk non manca, inoltre, di suscitare una riflessione circa la sovradeterminazione esercitata dalla politica internazionale sulla vita di Boetti, che già dal ’79, con l’invasione sovietica dell’Afghanistan, si era visto impossibilitato ai suoi consueti, lunghi soggiorni in quei territori. Quella stessa politica delle conquiste e delle guerre, che ridefinisce costantemente i confini nazionali, più volte ritratta dall’artista nel ciclo di arazzi “Mappe”, di cui sono in mostra un esemplare in collezione stabile e uno, inedito, offerto al MAXXI in comodato d’uso da Matteo Boetti.
 


Gli stati sono qui raffigurati con i colori delle rispettive bandiere su ideazione dello stesso Boetti, che tuttavia affida la realizzazione («delega», come sottolinea la moglie Anne Marie Sauzeau, direttrice dell’archivio Alighiero Boetti, che ne fa un concetto chiave dell’opera boettiana) a gruppi di ricamatrici afghane.

A ricamo sono realizzati anche i 51 pannelli frutto della cooperazione con il poeta Berang, datati 1989, che vedono l’alternarsi di testi in caratteri latini con altri in farsi, in un dilagare coloristico che invade interamente tre pareti. La forza del colore è certamente una delle caratteristiche di più immediata percezione delle opere in mostra, le quali vanno a costituire il percorso attraverso cui l’esposizione intende rimarcare il passaggio dalla fase poverista, attraversata nella plumbea Torino, a quella del successivo periodo romano. È in questo momento infatti che l’artista scopre per sua stessa ammissione una nuova luce, ispiratrice di quella «opulenza cromatica» rilevata da Achille Bonito Oliva, già curatore della mostra dedicata a Boetti al MADRE di Napoli nel 2009.
 


L’evento è stato inaugurato contemporaneamente all’intitolazione, su suggerimento di un sondaggio online promosso da Exibart, della piazza esterna del MAXXI allo stesso Alighiero Boetti, segno di un ricordo ancora fulgido e tangibile nella cultura romana (e non solo). Certamente è apprezzabile e comprensibile il desiderio di raccontare, nelle loro numerose e complesse sfaccettature, gli anni romani dell’artista; va anche registrato, tuttavia, come l’ambizione di un progetto potenzialmente così vasto, privo di un esplicito limite contenutistico o formale di sorta, sia in parte disattesa dal ridotto numero di pezzi esposti. Un suggerimento interessante per l’osservazione delle opere è invece offerto dalla decisione, di cui si è detto sopra, di affiancare a quelli di Boetti, alcuni lavori di Ontani e Clemente, artisti e amici che con lui condividono la pratica di un’arte aperta, esplorativa, internazionale. Altro elemento di notevole interesse, infine, è costituito dalla presenza di inediti e pezzi raramente esposti, come ad esempio le due tele “Orme”, presentate prima di oggi solo alla Biennale di Venezia nel 1990.


Alighiero Boetti a Roma
MAXXI, via Guido Reni 4, Roma
23 gennaio – 6 ottobre 2013
Per ulteriori informazioni visitare il sito www.fondazionemaxxi.it