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Cinema

“No – I giorni dell’arcobaleno” di Pablo Larraín

di Francesco Vannutelli / 10 maggio

Vincitore della Quinzane des Réalizateurs a Cannes 2012 e candidato all’Oscar 2013 per il miglior film straniero, arriva in Italia No – I giorni dell’arcobaleno di Pablo Larraín, già nella nostra classifica dei migliori film prodotti nel 2012.

Nel 1988 il presidente cileno Augusto Pinochet Ugarte, salito al potere l’undici settembre del 1973 dopo il colpo di stato militare che ribaltò Salvador Allende, fu costretto dalla pressione delle grandi forze internazionali a convocare un referendum per chiedere ai cittadini se volessero confermare il mandato per altri otto anni, rispondendo con un semplice Sì o No. Per la prima volta in quindici anni in Cile fu possibile una competizione elettorale democratica, inevitabilmente falsata dalla disparità delle forza opposte. Alle ragioni dei due schieramenti era concesso un quarto d’ora al giorno di trasmissione televisiva per parlare direttamente agli spettatori/elettori. Il Sì poteva contare, però, anche sull’apparato dello Stato, sulla forza dei militari, sull’asservimento dei media che proseguivano la campagna oltre i quindici minuti stabiliti. Il No aveva dalla sua solo la forza del riscatto della coscienza cilena contro le oppressioni della dittatura.

Il comitato per il No, guidato da una coalizione di partiti contrari al regime militare, trovò la chiave per la vittoria affidandosi a un giovane pubblicitario figlio di esiliati, René Saavedra, che impostò la strategia comunicativa sui toni della leggerezza consumistica e dell’ottimismo per il futuro sulla base del jingle «Chile, la alegría ya viene», anziché sulle rivendicazioni contro il potere.

Con No – I giorni dell’arcobaleno Pablo Larraín conclude la propria personale trilogia sulla dittatura affrontandone, dopo Tony Manero (2008) ambientato nel 1978 e Post Mortem (2010) che si svolge durante il golpe, la conclusione. Lo fa partendo da una storia vera e optando per un realismo espositivo che contamina finzione e immagini di repertorio in un flusso continuo senza stacchi reso possibile dalla scelta di girare con telecamere originali degli anni Ottanta. La resa visiva rimanda lo spettatore direttamente all’estetica miseramente patinata propria delle soap opera latinoamericane che in quegli anni iniziavano a circolare anche sulle reti private italiane.

Un’immagine finta, alterata, di una realtà tutt’altro che colorata e spensierata. Il contrasto tra la comunicazione scelta dai sostenitori del No e la realtà che si viveva nel paese all’epoca emerge in tutta la sua potenza quando Larraín segue Saavedra nel privato, a casa sua, costantemente minacciato, assieme ai suoi collaboratori, dalla presenza dei militari, mentre i vertici del Sì, rinchiusi nelle stanze del potere, vorrebbero ricorrere alla violenza dei militari per sedare quella voce ben più forte delle previsioni ma sono frenati dal timore dell’opinione pubblica internazionale.

Il messicano Gael García Bernal, nei panni di René Saavedra, riesce a rendere il progressivo aumento di consapevolezza politica di un pubblicitario disinteressato che tratta la campagna esclusivamente come merce.

No – I giorni dell’arcobaleno fa riflettere sul fatto che Pinochet sia stato sconfitto, alla fine, con le armi di quel neoliberalismo di stampo statunitense che proprio lui aveva voluto introdurre nel paese, sul potere della menzogna della pubblicità declinato a fin di bene, sulla manipolazione della realtà per creare un messaggio. Fa riflettere ancora di più il primo piano di Saavedra che chiude il film, mentre fa vedere a dei clienti il primo spot preparato dopo il referendum, tutto belle donne ed elicotteri, che sembra guardare preoccupato al futuro di consumismo senza freni verso cui il Cile si stava indirizzando.

Pablo Larraín si conferma regista di valore e di indiscutibile talento. Una curiosità: suo padre, Hernán Larraín, è stato, negli anni Novanta, presidente dell’UDI, Unión Demócrata Independiente, uno dei partiti della destra cilena che appoggiava Pinochet. Sua madre, Magdalena Matte, è stata ministro allo sviluppo urbano del governo dell’attuale governo di centro-destra.


(No – I giorni dell’arcobaleno, di Pablo Larraín, 2012, drammatico, 110’)