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“Il nido dei bastardi” di Mauro Anelli

di Luigi Ippoliti / 22 maggio

Prendete Ammaniti, iscrivetelo alla Summer School di Alex DeLarge e costringetelo a stare in stanza con Palahniuk durante la stesura di Fight Club: Il nido dei bastardi di Mauro Anelli (zero91, 2012) è ciò che troverete quando andrete a riprenderlo.

Nibbio, Struzzo e Iena vivono a Nido, un paesino del centro Italia dove non c’è molto da fare. Per riempire certi pomeriggi afosi, per provare a dare un senso alle proprie vite, non essendo in grado di incanalare certe pulsioni se non nella violenza, che è apparentemente l’unico modo per stare in pace con il mondo, i tre sono protagonisti di pestaggi, risse, stupri, omicidi.

A scandire il tempo, dalla pre-adolescenza alla post-adolescenza, i parroci che vanno e che vengono dal paese, e l’odio viscerale che i tre nutrono nei loro confronti: «I preti, si sa, sono una brutta razza, ma quelli di paese lo sono ancora di più», fino all’arrivo di Don Michele, che piomba sulle loro vite come una sorta di deus ex machina.

Tutt’attorno la realtà di paese, la solitudine, le donne pie, la perpetua, il cieco nato, la gelosia degli uomini nei confronti dei nuovi parroci, che diventano l’attrazione principale di Nido distraendo le mogli dai propri compiti, e il tentativo da parte dei Nostri, volontario o involontario – sicuramente balordo, con intenzioni quasi estetiche –, di stupire i compaesani, assopiti dall’infinita riproposizione dell’identico delle loro vite. Stupire con qualcosa che desti scalpore e orrore, come l’idea di proporre, migliorandola, una nuova versione del massacro del Circeo, lasciando due ragazze pestate a sangue all’interno di un’auto al centro della piazza principale del paese. Come fosse un’installazione artistica, come se Nido fosse un museo, e loro tre, contemporaneamente, artisti, espositori, organizzatori.   

Secondo romanzo di Mauro Anelli, Il nido dei bastardi è un pugno allo stomaco, un compendio della violenza come liberazione, come gioco, come passatempo. Violenza come eccitazione pura.
L’autore sa come gestire certi aspetti dell’essere umano, noi forse no.
Maneggiare con cautela.

(Mauro Anelli, Il nido dei bastardi, Zero91, 2012, pp. 134, euro 10)