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“Due zebre sulla trentesima strada” di Marc Michel-Amadry

di Barbara Bianchini / 28 maggio

Marc Michel-Amadry esordisce in Italia con il romanzo Due zebre sulla trentesima strada (Elliot, 2012).

Mathieu, Mila, James, Jana e Mahmoud sono i cinque personaggi che coabitano questa storia in cui risulta difficile individuare un protagonista, dal momento che l’autore ha saputo dare a tutti egual spessore.

Nella narrazione non vi sono buoni e cattivi. Ogni personaggio ha una propria personale missione da portare a compimento. L’elemento comune è la capacità di mettersi in gioco e superare i propri limiti. Il benessere che ne deriva per il singolo diviene talmente appagante che non può essere contenuto in un solo corpo, va diffuso, condiviso, diventa capitale da reinvestire nel rapporto con l’altro, che rappresenta allo stesso tempo uno specchio e l’ignoto.

Mila cerca, nella realizzazione di una nuova opera d’arte, la svolta. Acquisito negli ultimi anni un suo stile personale fresco e plastico, la cui bellezza è stata riconosciuta in diverse gallerie che vendono piuttosto bene i suoi lavori, ora vuole di più. Nonostante abbia chiesto spazio e sia partita per New York, Mila si sente arricchita dall’incontro con Mathieu e desidera immortalare sulla tela quella donna nuova che sente di voler diventare.

Anche Jana si trova a New York, dove, passeggiando per Manhattan, sente crescere dentro sé un desiderio di maternità e voglia di condividere con il proprio uomo, James, il suo sguardo sulle cose.

Tutti i protagonisti hanno il desiderio di superare se stessi, ed è proprio dal superamento di sé che sparisce l’ego e che si dà spazio ad altro, in questo caso all’altro.

Da una parte, l’estasi per la vastità delle possibilità, dall’altra l’esitazione davanti all’ostacolo.

Mahmoud, come risposta pacifica alla violenza, ha dipinto a strisce due asini, pur di non far sentire al suo zoo sulla Striscia di Gaza, «lo zoo della gioia», la mancanza delle zebre morte di fame in seguito ad un’offensiva israeliana.

«Modificare le apparenze per influenzare e cambiare il mondo… e scardinare le certezze che troppo spesso irrigidiscono l’animo umano […] Senza la magia la vita non è niente. Senza utopia, vince il cinismo».

Per James quelle due zebre sono riuscite ad annullare il tempo e lo spazio, in un luogo dove ha toccato un fondo da cui risollevarsi gli sembrava impossibile: per questo vorrebbe che tutto il mondo le vedesse, per l’energia e il messaggio positivo che veicolano.

È così che la narrazione del percorso personale di ognuno confluisce nel racconto di un’impresa.

In Due zebre sulla trentesima strada, Marc Michel-Amadry invia un messaggio importante, quello di credere nelle proprie possibilità e nella capacità di poterle impiegarle per qualcosa di stupefacente per se stessi e per gli altri.

Una piacevole iniezione di ottimismo, caratterizzata però da uno stile narrativo a tratti troppo infantile: parlare di magia non implica necessariamente il dover utilizzare un linguaggio poco accattivante per un pubblico adulto.

(Marc Michel-Amadry, Due zebre sulla trentesima strada, trad. di David Santoro, Elliot, 2012, pp. 92, euro 12,50)