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“My Dear Old Black Bic”: Diamond alla Galleria Varsi di Roma

di Giulia Capogna / 2 luglio

A due passi dal Tevere e da via Giulia, nel rione Regola, la galleria Varsi rappresenta una nuova realtà romana. Luminosa e accogliente, fino a questo momento si è occupata di street art, ma non intende chiudersi solo in questa cerchia e ha in programma di occuparsi di tutto ciò che sia innovativo, underground e di forte impatto sul piano tecnico e di contenuti.

My Dear Old Black Bic, visitabile fino al 7 luglio, è la seconda mostra in calendario alla galleria; l’autore è Diamond, giovane street artist romano. Le opere presenti in mostra, come ci suggerisce il titolo, sono interamente realizzate grazie all’uso della più famosa penna a sfera, la Bic. Cinquanta tavole di media grandezza, provenienti dall’intera produzione di Diamond degli ultimi tre anni, tappezzano le pareti e si suddividono per tematiche all’interno dello spazio espositivo. Nella parete sulla sinistra, vicino all’entrata, troviamo gli studi d’artista, esercizi geometrici di puro diletto e abilità che raffigurano uccelli, rondini e pipistrelli, tra cui spicca un bellissimo e complicatissimo scheletro di serpente disegnato in negativo. L’uso della Bic è impercettibile, solo un attento e minuzioso osservatore può accorgersene e svelare la tecnica dell’artista. Un grande poster creato per l’occasione ritrae una donna con un fucile, filo conduttore e arcano della mostra. Seguono sempre sulla stessa parete le sue icone: donne legate, cultura giapponese e arte circense. Nelle pareti del lato opposto si approfondisce il tema della secessione viennese, che fa da cornice decorativa a una visione della donna contemporanea, un po’ pin-up e un po’ dominatrice giapponese.
 


 

La secessione viennese è visibile e presente in tutte le sue cornici, dagli stilemi araldici a quelli floreali fino ai più semplici motivi decorativi: una sintesi tra la più severa geometria wagneriana e il sogno floreale e incantato dell’art nouveau. Al centro c’è sempre la donna, alcune volte dominata, altre dominatrice, vista e rappresentata attraverso le icone classiche del passato, modelli di forza e di determinazione. Queste donne sono legate con la tecnica dello Shibari – antica arte giapponese di legare le persone (Hojōjutsu) – che può essere utilizzata per il rilassamento corporeo o mentale e per il piacere sessuale. In Giappone, inizialmente, aveva un uso cerimoniale in ambito religioso, dove la corda simboleggiava il legame tra l’uomo e il divino, poi come forma di tortura e più tardi si è diffusa come pratica erotica.

Diamond lo rappresenta molto e molti suoi lavori riguardano questa pratica. Armonia, estetica e piacere sono alla sua base. Ciò è creato da un paradosso: chi è legato ha la sensazione di essere in uno stato di completa libertà e anche chi lega (e chi assiste) ne trae godimento. Il corpo della donna diventa una tela, dove formare mix di disegni geometrici, simboli di tradizioni orientali. Raramente è finalizzato a un atto sessuale completo ed esplicito, è più un gioco che permette di esplorare e conoscere a fondo il proprio essere, arrivare a uno stato di assoluta ricettività e consapevolezza.

L’interesse per l’arte circense si lega invece alla pratica dello yoga e alla capacità di contorsione del corpo femminile come nelle antiche pratiche orientali. L’esposizione termina con la rivisitazione di alcune icone femminili: dall’operaia Geraldine Doyle, ritratta nel manifesto simbolo del movimento femminista americano (“We can do it”, per intendersi), a Dita Von Teese, a una giovane donna talebana con lo stereo in spalla, dalle pin-up con i loro tatuaggi Old School, alle dominatrici sadomaso con tanto di frusta. Tutte queste tavole sono disegni originali tratti dai suoi vecchi o più recenti stencil o poster outdoor. La precisione e la cura maniacale del particolare fanno emergere, come Diamond stesso ama chiamarle, le «malattie del tratto», cioè dei giochi di precisione che diventano delle vere ossessioni, come le calze a rete bucate e i capelli neri lucidi.
 


 

La donna, soggetto onnipresente – fa eccezione una tavola che invece rimanda alle origini di writer dell’artista, “Le Origini”, appunto – è il vero tema: donna armata in contrasto con la donna legata, donna dominatrice-sadomaso e donna lottatrice. La mostra crea un filo di Arianna che solo alla fine può essere svelato con la figura della donna che comanda e gestisce anche quando è completamente legata. È sempre lei che grazie alla sua contorta anatomia gestisce l’uomo nella società, non solo attraverso il piacere fisico ma anche quello mentale: un omaggio alla donna nelle sue varie rappresentazioni e nei suoi molteplici aspetti.


“My Dear Old Black Bic” di Diamond
Galleria Varsi, via San Salvatore in Campo 51, Roma
6 giugno – 7 luglio 2013
Per ulteriori informazioni visitare il sito www.galleriavarsi.it