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“Racconto dell’aldilà” di Matthias Politycki

di Giusy Barbieri / 9 luglio

A quattro anni dalla vittoria del premio LiteraTour Nord approda anche in Italia Racconto dell’aldilà (CartaCanta, 2013), di Matthias Politycki, considerato uno dei maggiori autori tedeschi contemporanei. A chi non abbia ancora letto nulla di questo scrittore si offre allora la possibilità di fare conoscenza con lui e con il suo stile pastoso e anticonvenzionale: il lettore si metta pure comodo osservando dall’esterno, da buon voyeur, quanto accade ai due protagonisti fra le quattro mura della loro casa coniugale.

Quando la moglie trova un manoscritto incompiuto del marito, risalente a svariati anni prima, decide di correggerne le bozze come ha sempre fatto, ma crede di scorgere fra quelle pagine la riscrittura di un adulterio commesso nei suoi confronti. Intravede nei nomi fittizi personaggi rigorosamente reali, individuando il coniuge e una cameriera nei veri protagonisti della storia. Apporta allora varie modifiche e commenti al testo, che vanno a formare una sorta di lettera al marito, una prova del tradimento subito: il risultato è un’amara prospettiva sulla realtà matrimoniale, consegnata all’uomo attraverso quelle righe affinché anche lui, leggendo, prenda atto dell’ipocrisia che ha sempre soffocato il loro rapporto e capisca che la scoperta fortuita del manoscritto ha cambiato per sempre le prospettive della moglie.

È assai difficile inquadrare in un'unica categoria questo piccolo romanzo onirico, che affronta con delicatezza i temi della solitudine, della morte, dell’infedeltà coniugale, della comunicazione. Attraverso una giornata della vita di un sinologo sessantacinquenne e della moglie, senza mai uscire dal loro appartamento, Politycki traccia con lucidità e ironia i sentimenti dell’uno verso l’altra. È un lavoro tutto soggettivo, in cui i due coniugi sono separati da una morte fittizia che bene rappresenta l’abisso mentale che li allontana. Apparentemente sereni, ciascuno dei due sviluppa in realtà una fitta rete interiore personale e complessa, della quale l’altro è sia protagonista che escluso. Il gioco – giogo – coniugale diventa così teatro di impressioni e sensazioni che si sovrappongono fino a sembrare verità inconfutabili, trasformando in astio e sensi di colpa tutto ciò che, nella realtà, non viene né fatto né detto.

Non c’è spazio, fra queste pagine, per la comunicazione: un dislivello temporale costante, creato ad hoc con sapiente abilità stilistica, impedisce che i due possano parlarsi, condannando entrambi a elaborare le proprie convinzioni sull’altro nella più isolata delle solitudini; la prima, quella dell’uomo, razionale e accademica; la seconda, quella della donna, fortemente spirituale. Eppure, come la condizione della morte, anche quella della solitudine si rivela essere, in ultima analisi, tristemente uguale per chiunque.

La traduzione di Giovanni Nadiani, pur se macchinosa a tratti, riesce comunque a rendere lo stile ricco e curato del romanzo, nel quale sogno e realtà, vita e morte si mischiano fra di loro con grazia sotto la penna intelligente di Politycki, creando a tradimento uno spaccato di quotidianità realistico e verosimile.

(Matthias Politycki, Racconto dell’aldilà, trad. di Giovanni Nadiani, Carta Canta, 2013, pp. 102, euro 13)