Flanerí

Altre Narratività

La necessità di un ritorno all’engagement

di Dario De Cristofaro / 2 settembre

Dopo alcune personali riflessioni ho ritenuto giusto inaugurare questo nuovo spazio chiamato Flanerì Blog occupandomi dell’annosa questione “Autori Gruppo Mondadori Vs Coerenza intellettuale”, risollevata ultimamente dalla lettera del teologo Vito Mancuso, pubblicata su Repubblica lo scorso 21 agosto. Tralasciando le polemiche sull’emendamento definito “ad aziendam”, con cui il gruppo editoriale facente capo alla famiglia Berlusconi sarebbe stato favorito nei confronti del fisco, si ripresenta, ancora una volta e senza un’apparente risoluzione comune, il motivo della coerenza intellettuale di tutti quegli autori che, pur criticando apertamente Berlusconi e l’impronta culturale che quest’ultimo ha cercato e cerca tuttora di imporre al nostro paese, continuano a farsi pubblicare i propri libri dal Gruppo Mondadori. Autori quali Corrado Augias, Pietro Citati, Gustavo Zagrebelsky, Carlo Lucarelli, Roberto Saviano, ma anche personaggi che si sono messi in luce per motivi più politici che letterari come Walter Veltroni e Luca Casarini, sembrano accorgersi solo adesso, o non accorgersi affatto, di quanto possa essere incoerente questa loro posizione di “combattenti dall’interno”.

Premetto che personalmente compro, leggo e recensisco regolarmente libri pubblicati dal Gruppo Mondadori, inoltre rispetto chiunque vi lavori e che sono assolutamente contrario a forme di boicottaggio di massa – fuochi di paglia sterili e fine a se stessi -, giudico questa  come una sorta di "questione morale" di primaria importanza, tanto per la cultura italiana (o quel che ne resta) quanto per il formarsi di una futura classe intellettuale, più coerente e consapevole del ruolo esemplare che può rivestire.

Ho cercato di documentarmi il più possibile prima di scrivere questo pezzo. Ho letto varie posizioni, tra cui quella di Wu Ming, decisa e programmatica, quella di Nando Dalla Chiesa o quella di Eugenio Scalfari, uscita in risposta diretta a Vito Mancuso su Repubblica del 25 agosto. Ho segnato numerosi interventi che mi hanno suggerito personali riflessioni, sotto forma di domanda, che mi limito a riportare di seguito:

1) Possibile che la maggior parte degli scrittori si accorga solo ora di quanto possa essere giudicata incoerente la loro posizione? Eppure lo stesso Mancuso dichiara di essere in Mondadori già dal 1997, anche se come consulente editoriale.

2) Possibile che solo poche personalità di spessore, quali Giorgio Bocca, Carlo Ginzburg, Corrado Stajano, siano in grado di essere coerenti con i propri principi e abbiano saputo dimostrare che “tra dire e il fare” in fondo non c’è tutto questo “mare”, ed invece altri, addirittura, abbiano bisogno del consiglio altrui per scaricarsi la coscienza? Mi riferisco a scrittori come Augias, che su Repubblica del 22 agosto dice: “So che dietro queste ragioni ci sarà chi vede ipocrisia e pigrizia, ma io stesso non trovo una risposta definitiva ai dubbi di Mancuso”. E aggiunge di seguito: “Al Festival di Mantova, presentando il mio nuovo libro, solleverò pubblicamente la questione e ascolterò i lettori”. O ancora  Adriano Prosperi, sempre nello stesso articolo: “Aprire una discussione in termini moral-editoriali lascia il tempo che trova”. Per finire con lo stesso Mancuso, il quale conclude il suo articolo del 21 agosto appellandosi al giudizio di altri autori, perché incerto sul da farsi, quasi percepisse come eccessivo il peso di un senso di colpa cristiano oltre che morale.

3)Possibile che pochi altri scrittori e intellettuali italiani, estranei al Gruppo Mondadori, si siano sentiti in dovere di dare la propria opinione, come ha fatto, invece, Sandro Veronesi? Per quanto può ancora andare avanti questo buonismo intellettuale, questo essere sempre e comunque politically correct, che non lascia scampo a dibattiti sinceri e sembra rivelare un tacito accordo “Io non tocco te, tu non tocchi me” così sterile quanto vigliacco, impedendo così prese di posizioni dure e cambiamenti?

Non dovendo io, però, confrontarmi in prima persona con un tale dilemma morale, potrei sembrare facilitato nel dare giudizi e criticare. È proprio per questo motivo che ho ritenuto fosse giusto provare a dare una soluzione, piuttosto che unirmi al coro degli accusatori. La mia proposta, aperta ad ogni discussione e critica, è la seguente: perché tutti coloro che scrivono e pubblicano per il Gruppo Mondadori ma che provano disagio nel sapere chi sia il padrone, forti del loro potere mediatico, non decidono di risolvere la questione definitivamente, creando una casa editrice ex novo con tanto di manifesto e punti chiave da rispettare in fatto di coerenza e moralità intellettuale? Piuttosto che adottare piccole case editrici (sarebbero numerosi, infatti, i problemi di distribuzione e di pubblicità), come suggerisce il brillante blog Via Rigattieri (http://www.viarigattieri.blogspot.com/), non sarebbe più fattibile una società composta da intellettuali che non vogliono potenti padroni, né rimorsi di coscienza, scrittori e pensatori in grado di ridar vita a quell’ideale ormai perduto dell’engagement di sartriana memoria?

Ritengo, infatti, che personalità come Eugenio Scalfari, Alberto Asor Rosa, Pietro Citati, Gustavo Zagrebelsky, qualora decidessero di unirsi insieme per dar vita ad un comune progetto non avrebbero grandi difficoltà nel promuovere e realizzare un tale proposito, sia dal punto di vista economico (sponsorizzazioni, finanziatori etc…) sia da un punto di vista mediatico. Una nuova casa editrice, chiamata magari “Scrittori Riuniti”, completamente autonoma e indipendente, che sia capace di dare sollievo anche a coloro che, come Corrado Augias, Vito Mancuso e Roberto Saviano,  non se la sentono di prendere una posizione del tutto precisa nei confronti di una questione tanto spinosa.