Flanerí

Musica

“BSB3” dei Bud Spencer Blues Explosion

di Mattia Pianezzi / 16 giugno

Dopo uno stop di quasi due anni, il duo romano dei Bud Spencer Blues Explosion, formato da Cesare Petulicchio e Adriano Viterbini – rispettivamente batteria e cori, chitarra e voce – torna con un disco nuovo, il terzo, chiamato BSB3. Non che i due fossero effettivamente fermi: dall’uscita di Do it (Yorpikus, 2012) hanno fatto concerti in Ungheria come in USA, collaborato con gente come Frankie HI-NRG e Marina Rei, e Viterbini ha pubblicato un disco solista. Già prima dell’uscita di BSB3 giravano per locali, suonando i pezzi nuovi. Prendendo esempio dai grandi, dai R.E.M., che per Accelerate nel 2007 presentarono i loro pezzi in una serie di cinque concerti che finirono nel documentario “This Is Not a Show”, i Bud Spencer Blues Explosion hanno suonato le tracce BSB3 nel loro personale This Is Not a Show Tour, valutando personalmente il riscontro del pubblico. A loro dire, nonostante i pezzi fossero già praticamente ultimati per la registrazione, da questi concerti hanno capito che alcune tracce da loro ritenute filler erano invece apprezzate in live, e hanno preso una diversa importanza nella scaletta del disco e dei concerti stessi. Altra premessa importante per questo disco è il passaggio del duo alla 42Records (la stessa di Colapesce e I Cani), che, basata a Roma, permette loro una vicinanza maggiore alla casa discografica e dunque una comunicazione più efficiente e personale.

Ma ora parliamo di BSB3 e di come suona: registrato in presa diretta, con pochissimi fronzoli, ha un sound primigenio e aggressivo, più frontale e meno blues, più da alternative rock se volessimo etichettarlo, che fa della sua corposità e della notevole distorsione la sua forza. Lo si sente già alle prime note del primo pezzo, “Duel”, del quale è uscito un (nevrotico) video girato da Alex Infascelli. Il blues resta nei testi, spruzzati di un po’ di maledettismo, in alcuni riff e assoli, e nel cantato. La copertina è desertica e a prima vista sembra quasi concettuale, ma basta guardare per un secondo e ci si accorge che il triangolo che sovrasta l’ambiente desolato, il triangolo magico, divino, massone, quel che volete, è un enorme tramezzino. Il blues è sì spirituale, ma il duo romano sa quando e quanto prendersi sul serio. La trinità (ma non si intitolava Lo chiamavano Trinità un famoso film di Bud Spencer?) è irrisa. Già il titolo del terzo pezzo, “Hey man”, suona come un “amen” in inglese. Poi c’è Miracoli”, dalla tematica semireligiosa ma un tono vagamente western, morriconiano ad un certo punto; si resta nel deserto, quello americano, con il pezzo strumentale “Camion”. La spiritualità torna in qualche titolo – “Hey man” e “Miracoli”, appunto, poi “Croce” e “Inferno personale” – e verso la fine di “No soul”, vagamente onirica, con un suono di tanpura in lontananza che ricorda atmosfere di meditazione indiana, e la chitarra pungente che irrompe, disturba, stravolge. Chiude una ballata minimale, con un suono pulito e preciso, elegante, dal titolo “Troppo tardi”.

Viene facile pensare agli altri grandi duetti, in circolazione o meno, dagli imprescindibili White Stripes e un Jack White fuori dai toni e un po’ maniaco di sé stesso, ai Black Keys dalle produzioni stellari ma che forse stanno esaurendo la fantasia. In quest’ambiente, coi BSBE, possiamo dire di essere fortunati: BSB3 è un buon disco, sicuramente sincero, ben suonato e registrato; un disco preciso nel suo disordine rock, che si fa ascoltare senza skip, con una potenza sonora che fa pensare a quanto suoneranno bene questi pezzi dal vivo.

 

(Bud Spencer Blues Explosion, BSB3, 42Records, 2014)