Ungaretti poeta bilingue

di / 4 aprile 2011

Quello che legò Ungaretti alla Francia fu fin dal primo momento un sodalizio molto stretto e pulsante, protrattosi una vita intera, un rapporto intenso che contribuì profondamente alla sua formazione culturale.Lo sviluppo della poesia ungarettiana, rispetto a quella di altri esponenti di quella generazione, avvenne in un contesto del tutto atipico, prendendo le mosse da una matassa di rapporti culturali e socio-letterari a se stanti, al di fuori del circuito italiano. Per espressa ammissione del Poeta, alla base della sua prima stagione poetica ci furono gli esempi del Leopardi, di Nietzsche, del francese Baudelaire ma, soprattutto Mallarmé. Da quest’ultimo era stimolato, a suo dire, dalla «pienezza del segreto umano dell’essere», dalla rivoluzionaria novità di mistero e senso letterario, in quest’ultimo così finemente e intrinsecamente connessi. Fin dagli esordi, una larga fetta della critica imputò a Ungaretti una formazione francese: in primis per via della grande conoscenza della tradizione d’oltralpe, in secundis per l’attenta indagine sviluppata su Baudelaire e Mallarmé e, dulcis in fundo, per il sodalizio amicale e letterario stretto con l’amico e collega Apollinaire. La capitale francese si rivelò subito occasione di grandi fermenti culturali: vi seguì i corsi di Bergson, Larson, Strowski e molti altri illustri docenti del Collège de France e della Sorbona. Contemporaneamente, entrò in contatto con Apollinaire e con i maggiori esponenti dei movimenti d’avanguardia. Conobbe De Chirico, Braque, Léger, Modiglioni, Salomon e nell’estate del 1913 Moammed Scheab che abitò con lui nello stesso albergo (in rue de Carmes numero 5) e che si suicidò. Nel 1914,  a Parigi, in occasione della Mostra futurista di Bernheim Jeune, conobbe Papini, Soffici e Palazzeschi che lo invitarono a collaborare a “Lacerba”. Nel ’18, fu trasferito sul fronte francese con il suo reggimento, nella regione della Champagne. Lo scenario della guerra fece sperimentare al soldato Ungaretti , “uomo di pena”, i patimenti più laceranti, tutta la precarietà della vita lasciando in lui un ricordo indelebile. A guerra finita, decise di stabilirsi a Parigi, in rue de Champagne Première. Sempre nella capitale francese, nel ’19, presso L’Établissement Lux, la tipografia che stampava il settimanale “Sempre Avanti”, pubblicò per conto del Corpo di spedizione italiana in Francia, un volumetto di versi francesi intitolato “La Guerre, attualmente inserito in “Vita di uomo” nell’edizione dei Meridiani Mondadori. Alcune di queste liriche sono dei doppioni dell’ “Allegria” mentre altre si possono rintracciare nel carteggio delle Poesie  Disperse.

Alla purezza formale e lessicale dei componimenti italiani, si oppone uno sperimentalismo minore, un maggior debito nei confronti dei grandi maestri: Baudelaire, Mallarmé, Valéry e Apollinaire soprattutto. Ne è una limpida dimostrazione lo schema dei calligrammi Apollinairiani della sessione PLM dellaGuerre, la poesia Calumet. Nelle poesie francesi si segnala una maggiore fedeltà alla regola grammaticale: questo, soprattutto, a causa dell’ineluttabilità normativa della lingua transalpina che, rispetto a quella italiana, è molto più salda e non lascia spazio a sperimentalismi e sottintesi. I’esempio più lampante è la celeberrima poesia “Soldati” a cui affianchiamo “Militaires”, la versione francese scritta dallo stesso Ungaretti:

 

SOLDATI (Bosco di Courton, luglio 1918)

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.

MILITAIRES

Nous sommes tels qu’en automne sur l’arbre
la fueille.

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