“Et in terra pax”. Conversazione con Michele Botrugno

di / 25 maggio 2011

“Et in terra pax” primo lungometraggio di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini che dopo aver ben figurato alle Giornate degli Autori a Venezia e aver rappresentato l’Italia nei Festival del Cinema di Tokyo e Londra, sbarca nelle sale italiane dal 27 Maggio. Il film basato su un forte intreccio narrativo racconta le storie di Marco, che dopo un periodo in carcere ritorna a casa con l’idea di ricrearsi una vita, di Sonia, una ragazza che cerca di emanciparsi dalla borgata lavorando  e quella di Faustino, Massimo e Federico,  legati apparentemente da un’amicizia ferrea, che man mano andrà sgretolandosi per via di droga, loschi affari e voglia di sopravvivere. “Et in terra pax” è un film vero, intriso di una poesia ruvida, dura e materiale, una poesia che si avverte nei silenzi di Marco, magistralmente interpretato da Maurizio Tesei, che su una panchina spaccia e sogna una vita diversa o da Sonia, la brava Ughetta D’Onorascenzo, che col suo lavorare e studiare cerca pace e riscatto.Sembrano chiedere amore i personaggi di questo piccolo cult generazionale, amore che gli viene negato da tutto e da tutti. Roma e Corviale fanno da cornice a questa storia che è figlia di altre storie. In occasione della proiezione per la stampa abbiamo incontrato, Michele Botrugno, attore romano, classe 1985.

Interpreti Faustino, un giovane di borgata, un giovane del Corviale, quanto è stato difficile tatuarti addosso le movenze e lo spirito di quel quartiere?

In realtà non è detto che sia di Corviale, sappiamo e vediamo "il serpentone" che fa da sfondo alle nostre storie. Storie che fungono da messaggio universale per tutte le periferie del mondo. Prima del film abbiamo fatto tantissime prove e ho avuto modo di apprendere le movenze e gli atteggiamenti di alcuni ragazzi che vedevo e vedo a Roma.

Che clima c'era sul set?

Il clima che si respirava sul set era magnifico. Abbiamo girato il film in soli 17 giorni, ognuno sapeva ciò che doveva fare proprio perché abbiamo avuto la possibilità di fare le prove. Quindi arrivati sul set eravamo già pronti e coordinati con i movimenti della macchina da presa.
Ho avuto la fortuna di avere dei colleghi attorno a me bravi e professionali con cui confrontarmi. Per quanto riguarda le altre maestranze posso dire che nessuno superava i 40 anni di età quindi il clima era assolutamente vivace e stimolante.

Cosa significa per te “Et in terra pax”?

"Et in terra pax" è un film nato dentro casa mia. E' ovvio che sia affettivamente legato. Uno dei due registi è mio fratello , l'altro Daniele Coluccini mi ha praticamente visto nascere. Ho seguito la crescita e la realizzazione del film giorno dopo giorno. Sono del parere che il primo film, come il primo amore non si scorda mai.

Quanta bellezza hai incontrato portando in giro il film?

Ho visto e conosciuto nell'ambito di festival nazionali e internazionali una cosa che conta tantissimo nei rapporti umani cioè il confronto. Il confronto è bellezza!

Cosa significa essere un giovane attore oggi?

Essere attori significa studiare continuamente e essere strumento di crescita culturale e umana per te e per gli altri.Oggi significa essere precari al 100%. Significa fare dei sacrifici molto grandi. Significa dover rimboccarsi le maniche giorno dopo giorno. Significa essere una categoria non propriamente riconosciuta.Per me personalmente continua a rappresentare una delle cose più profonde e alte che si possano fare e di cui non potrei mai fare a meno.

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