Soltanto un poeta

di / 3 luglio 2011

KATA TON ΔAIMONA EAYTOY”. Bisogna partire dalla fine per capire, almeno in parte, la figura di James Douglas Morrison. Bisogna partire dalla fine, dall’epigrafe sulla sua tomba per avere una idea di quella che è stata, ed è ancora, la rockstar per eccellenza. Quella che meglio di chiunque altra incarna lo stereotipo del divo del rock sregolato, tutto sesso, musica, droghe, alcool, donne (tante donne) e immenso talento bruciato troppo in fretta. In poche parole un personaggio “allineato al proprio spirito” come migliaia di visitatori leggono ogni anno sulla sua tomba nel cimitero di Père-Lachaise, Parigi, XX arrondissement. A pochi passi da dove sono sepolti Oscar Wilde, Maria Callas, Guillaume Apollinaire, Moliere, Honoré de Balzac, Marcel Proust e l’elenco potrebbe continuare a lungo.

La fine della vita terrena è il 3 luglio 1971. Al quarto piano del numero 17 di rue de Beautreillis, scala destra. La casa che Jim divideva con Pamela nella capitale francese. Una mite sera di mezza estate, come racconta Pamela. Una sera che comincia con un film, Notte senza fine di Raoul Walsh, che prosegue con una cena in un ristorante cinese, che degenera dall’una di notte in poi, quando di nuovo a casa, Jim beve whisky come se fosse acqua e si imbottisce di eroina assieme alla compagna. Morrison ascolta adesso i vecchi dischi dei Doors, litiga con Pamela, si fa ancora di eroina prima di andare a letto. Poi i gorgoglii, il quasi soffocamento a causa del muco, gli schiaffi di Pamela per svegliarlo, il corpo intontito che si trascina verso il bagno, che riempie la vasca d’acqua e che da lì non si rialzerà più. La morte sola e infelice mentre Parigi si svegliava. La morte per acqua come Ofelia, il personaggio dell’Amleto di Shakespeare che troverà la morte per annegamento in un corso d’acqua. La stessa Ofelia cantata da Morrison nella sua “Ode a L.A. col pensiero a Brian Jones, deceduto” (i primi versi: “Sono residente in una città / mi hanno appena scelto per recitare / il Principe di Danimarca / povera Ofelia”).

Sì perché Jim Morrison è prima di tutto un poeta, un poeta solo prestato alla musica. E l’incontro con quella che più di tutte sarà la sua arte avviene nel 1965. Quando Jim incontra lo spirito della musica, quando scrive le prime canzoni sui terrazzi di Venice Beach, California, “durante un fantastico concerto rock che si stava svolgendo nella mia testa”. E una volta scritte, una volta incontrato lo spirito della musica, queste canzoni vanno cantate. E qui entra in gioco Ray Manzarek. Musicista semiprofessionista, Ray tiene d’occhio già da qualche tempo questo Morrison in cui intravedeva un eccezionale, quanto latente, talento musicale. L’incontro in un qualsiasi pomeriggio d’estate sulla spiaggia di Venice. Jim che confessa all’amico di aver scritto alcune canzoni. Ray che lo invita a cantargli qualcosa. La timidezza del futuro frontman dei The Doors. Il futuro tastierista che gli ricorda che neanche Bob Dylan aveva una gran voce. E poi… alcuni versi di Moonlight drive, di Summer’s almost gone, di My eyes have seen you.  “Amico, dobbiamo mettere su un gruppo insieme”. “Ray, è proprio quello che avevo in mente. Lo chiameremo i Doors”. “Soltanto i Doors?”. “Soltanto i Doors” risponde Jim.

L’inizio e la fine. In mezzo sei album in studio. La foto di Jim, quella in bianco e nero, che diventa una icona. Libri, film, deliri di chi vuole Jim ancora vivo, adesso anonimo poeta a Parigi. In mezzo il Morrison che firma spesso autografi con il nome di Arthur Rimbaud. Il Morrison che dà l’appuntamento a una ragazza in una camera d’albergo e si fa trovare, di proposito, a letto con un’altra donna. La rockstar autodistruttiva da una parte e dall’altra l’uomo che nelle interviste afferma di voler morire a “centovent’anni, o giù di lì, con il senso dell’umorismo e in un bel letto comodo”. O ancora l’uomo che invita gli amici a guidare piano perché ama la vita. 

 Il Morrison che nel 1970 scrive su uno dei suoi tanti taccuini che è iniziata la sua vera carriera quando la casa editrice newyorkese Simon&Schuster decide di pubblicare alcune sue poesie.

O il Morrison che il 18 febbraio del 1967, nella notte hollywoodiana, nella macchina di Pamela confessa alla ragazza che il personaggio da rock-star è costruito: vuole essere ricordato come poeta. 

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