“Polisse” di Maïwen Le Besco

di / 5 aprile 2012

Polisse, vincitore al Festival di Cannes 2011 del Premio della giuria, della Palma d’oro del pubblico e della critica, è ambientato a Parigi e racconta le vicende di un gruppo di poliziotti dell’Unità di Protezione dell’Infanzia. Il gruppo si trova ad affrontare quotidianamente casi di abusi e violenze sui minori, abusi di tipo sessuale o psicologico, anche di matrice etnico-religiosa, ma il dipartimento interviene anche quando gli adolescenti diventano un pericolo per sé stessi, come nel caso di ragazzine che si spogliano in webcam. L’attività del dipartimento incontra diverse difficoltà, da parte dei familiari dei minori o dei minori stessi (è il caso degli adolescenti con comportamenti a rischio), ma viene ostacolata anche dai superiori, come quando a essere accusato di pedofilia è un uomo che ha dei legami importanti con le istituzioni.

Gli agenti di polizia si trovano abitualmente faccia a faccia con bambini picchiati o vittime di abusi sessuali e, pertanto, il loro approccio a queste realtà appare talvolta cinico, come si evince da alcuni dialoghi in cui i casi vengono trattati come una qualsiasi pratica d’ufficio. In realtà le vite dei protagonisti di Polisse sono particolarmente segnate dalla loro professione. Il film descrive la vita dei poliziotti sia dal punto di vista professionale che privata, mostrando i problemi che ognuno di essi si trova ad affrontare ogni giorno, ponendo così lo spettatore non dinanzi a degli eroi, ma a individui con le proprie debolezze e fragilità che, tuttavia, devono essere messe da parte in un lavoro che li pone a contatto con il lato peggiore dell’essere umano.

La regista, che nel film interpreta Melissa, fotografa incaricata dal Ministero degli Interni di documentare l’attività del dipartimento, descrive i casi di abuso e la lotta quotidiana di chi tenta di porvi fine, con un taglio narrativo a metà fra il documentario e la fiction, riuscendo a comunicare l’orrore senza la necessità di mostrare in maniera cruda le violenze subite dalle vittime. 

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