“Ucciderò Sherlock Holmes” e “30 Duke Street”

di / 6 luglio 2012

Ucciderò Sherlock Holmes e 30 Duke Street.

Un doveroso omaggio, anzi due, a Sir Arthur Conan Doyle, creatore del celeberrimo investigatore, da parte di Metamorfosi Editore. Due testi già noti e ora giustamente riproposti per la freschezza delle storie raccontate.

Ucciderò Sherlock Holmes (titolo italiano dato alle “memorie” autobiografiche dell’artista) si muove fra mito e realtà, in un viaggio personale avvincente e legato alla peculiarità delle esperienze vissute in contesti nazionali e internazionali. La lettura, di una piacevolezza scandita da rapidi tocchi di ironia, coinvolge appieno attraverso una profondità legata ai momenti significativi di circa mezzo secolo inglese ed europeo (tra fine XIX e prima parte XX secolo). Avvenimenti in cui non di rado Doyle si è trovato in posizione di primo piano, sia in ambiti di estrema delicatezza (come testimoniano le sue proposte su tattiche militari e uso delle armi in guerra), sia in situazione più genuinamente curiose.

Nota è ormai la sua presenza nello sfortunato episodio (scenario: Olimpiadi di Londra del 1908) accaduto al corridore Dorando Pietri. Conan si commuove di fronte al dramma sportivo del generoso atleta italiano crollato a un passo dall’oro nella maratona e sorretto da mani generose (dello stesso Doyle, si sarebbe scoperto vari anni dopo) mentre taglia il traguardo. Sempre lo scrittore promuove la sottoscrizione di un premio di consolazione che lenisca il dolore di Pietri per l’inevitabile squalifica. È solo un esempio delle innumerevoli avventure che hanno costellato la vita di questo robusto e fiero avventuriero.

Medico, appassionato sportivo, cercatore costante della verità in ogni campo del sapere in cui si sia imbattuto, Sir Doyle deve la fama (probabilmente eterna) alla creazione del personaggio Sherlock Holmes e alla sua capacità di risolvere enigmi apparentemente insolubili. Un’icona che ancora oggi conserva potente tutto il suo fascino.

C’è solo un problema, a dire il vero piuttosto grosso: l’oggetto della sua stessa fortuna, Sherlock Holmes, a un certo punto diventa quasi una zavorra per Doyle. Già, perché in realtà l’identificazione Holmes-Doyle, oltre ad essere a volte quasi reale, impedisce all’autore (a suo dire) di essere apprezzato maggiormente per opere su cui punta particolari risorse e ingegno: i saggi e i romanzi storici, i trattati sullo spiritismo. Ebbene, questo odio-amore per Sherlock Holmes lo porterà a tentare di “uccidere” il suo stesso personaggio, facendolo magari sparire o morire in uno degli episodi. Non ci riuscirà: il favore popolare di cui gode il detective e perché no i quattrini che gli rende, impediranno a Doyle di portare a termine il gesto.

Il carattere romanzesco della vita di Arthur Conan Doyle è tale che la tentazione di farlo diventare personaggio, nel senso letterario del termine, è troppo forte. Ci ha pensato John R. Watson, (da non confondere col fedele compagno di avventure di Sherlock), pseudonimo di un giornalista e scrittore italiano e autore dell’apocrifo sherlockiano 30 Duke Street.

Prima edizione nel 1987, ad oggi non perde il carattere di giallo avvincente in cui Sherlock Holmes e Watson possono ancora dispiegare la propria passione per la risoluzione degli enigmi più intricati. In più, spicca la presenza appunto “reale” di Conan Doyle, il che non solo dona una piacevole originalità, ma sembra la naturale evoluzione del “personaggio-creatore di personaggi” Doyle. Il tutto valorizzato da una chicca in pieno stile investigativo; una chicca involontaria, visto che salta fuori da una frase, riferita a Conan Doyle, in cui si racconta che «era famoso per un suo gesto alle Olimpiadi di Londra del 1908, quando aveva sostenuto il maratoneta Dorando Pietri all’arrivo…».

Dunque quell’uomo ritratto nella nota fotografia accanto allo sfortunato atleta sorretto in prossimità del traguardo, deve essere proprio Conan Doyle. Involontariamente John R. Watson ha risolto l’arcano, semplicemente credendo di «riconoscere lo scrittore nella celebre foto…». I giornali inglesi (e non solo) gli avrebbero dato ragione.

Arthur Conan Doyle: una vita e una produzione letteraria tra finzione e realtà. L’una quasi confusa nell’altra, con una inesauribile curiosità intellettuale a fare da collante. Basti pensare a quante volte, incontrandolo per strada, i passanti lo hanno chiamato Mr. Holmes.

 

(Arthur Conan Doyle, Ucciderò Sherlock Holmes, Metamorfosi, 2012, pp. 191, euro 15)

(John R. Watson, 30 Duke Street. La penultima avventura di Sherlock Holmes, Metamorfosi, 2012, pp.156, euro 14)

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