“Phineas Gage” di Roberto Angelini

di / 21 gennaio 2013

Senza riserve, né timori. Roberto Angelini scrive una nuova pagina della sua carriera con Phineas Gage. Il titolo dell’album (il quarto da solista) elegge a modello di riferimento l’omonimo operaio statunitense che a metà Ottocento sopravvisse a un grave incidente sul lavoro. Un ferro gli aveva attraversato il cranio e, se è vero che quello che non ti uccide ti fortifica, il buon Gage ne uscì vivo ma trasformato nel modo di agire e di relazionarsi. Questo, musicalmente, si traduce in una raccolta di brani in cui Angelini non si nasconde e non si risparmia.

L’album appare come una sorta di Canzoniere contemporaneo, la forza generatrice è una donna, un’assente eccellente, presente nei pensieri e nei discorsi. Ma come ogni canzoniere che si rispetti, l’indirizzo dell’opera è centrifugo. Allontanarsi da un centro per mettersi in discussione. Nell’album convivono organicamente canzoni e pezzi esclusivamente strumentali. Come la prima traccia, “Nella testa di Phineas Gage”, in cui Angelini attraverso sonorità elettroniche e psichedeliche riesce a evocare i moti della mente e gli stravolgimenti del pensiero. “Cenere” coniuga l’energia musicale al disincanto emotivo. Passando in rassegna un elenco di nomi femminili emerge, per contrasto, la Lei che manca: «e amore tu sei solo parte di una scena che è stata tagliata». In “Roma mia d’estate” il pensiero di Lei si sovrappone all’immagine di una Roma deserta che restituisce ricordi, con una sfumatura di nostalgia. «Più ci ragiono meno comprendo l’alchimia della felicità, che più ti stringo e più ti perdo è questa la verità»,  i versi di “Come sei” descrivono l’arte di perdere, del lasciare andare. L’anafora del refrain e la raffinatezza della voce di Awa Ly (suo è il featuring) producono come risultato un brano al tempo stesso vitale e sofisticato.

Dei dieci brani raccolti in Phineas Gage, infine, non possiamo fare a meno di citare “Vento e pioggia”. Si tratta di un pezzo strumentale, protagonista è il pianoforte. Angelini riesce a scrivere poesia senza ricorrere alle parole e affidandosi unicamente al linguaggio della musica. È uno dei brani più ispirati dell’album e conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, il talento dell’artista romano come compositore e musicista. Al pari di una nuova stagione o di un secondo atto, Roberto Angelini riparte da quello che possiede, dalle esperienze dell’uomo e dalla ricerca dell’artista, e viceversa, fuori da ogni parametro o calcolo, come “l’ icona di stile” a cui si fa riferimento nel titolo dell’album. In equilibrio tra pesantezza e leggerezza, Phineas Gage è una creatura artistica dal saggio furore.

 

(Roberto Angelini, Phineas Gage, FioriRari, 2012)

 

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