“Pazzi scatenati. Usi e abusi dell’editoria” di Federico di Vita

di / 21 ottobre 2013

Pagina fan su Facebook, foto di una ragazza che legge seduta sul wc in terza di copertina (e non solo!), dedica a Benedetta Parodi: tutto questo non può che essere il preludio di una lettura esilarante e irriverente. In effetti lo è. Peccato che la seducente ironia di Federico Di Vita non faccia semplicemente parte di un divertente gioco di finzione letteraria che ci lascerà col sorriso sulle labbra, ma sia un modo – forse il meno amaro – di aprire gli occhi di fronte a una triste realtà: il panorama editoriale italiano di oggi. Pazzi scatenati. Usi e abusi dell’editoria(pubblicato in questa seconda edizione ampliata da Tic Edizioni, 2012) è un saggio che in maniera leggera e dinamica affronta, seriamente, i vari aspetti strutturali della macchina editoriale, ma è anche manifesto critico di una situazione drammatica in cui sono coinvolte migliaia di persone che hanno scelto di lavorare e far parte di questo mondo.

Attraverso l’esperienza diretta di anni di precariato nell’editoria (rievocata nel libro inserendo alcuni brevi capitoli di finzione intitolati Il crudele apprendistato di Vero Almont che si intervallano ai contenuti del saggio), la documentazione e le innumerevoli fonti consultate, oltre che la raccolta e citazione di preziose interviste o conversazioni con varie figure operative nel settore editoriale, l’autore indaga, chiarisce – per molti, svela per la prima volta – «di cosa parliamo quando parliamo di catena della morte». In pratica, i meccanismi, le relazioni, gli equilibri e i disequilibri che accompagnano la vita (o sopravvivenza) di un libro, partendo dalla premessa che il suo autore spesso «interviene solamente in un secondo momento, quando il libro è stato già ideato e progettato», in quanto merce in un mondo mercificato, passando poi al ruolo delle figure che intervengono successivamente: dall’agente letterario, al tipografo, al distributore, al grossista, al promotore, al buyer, per citarne alcune.

Ampio spazio di riflessione e analisi viene dedicato anche alla realtà e al funzionamento attuale delle librerie indipendenti, riportando esempi concreti presenti nelle principali città legate all’editoria in Italia e confrontando la situazione in cui si trovano a operare rispetto al passato e rispetto, soprattutto, alla presenza invasiva e sleale delle librerie di catena. E ancora, grazie all’indagine dell’agente (e, non troppo difficile a dirsi, alter ego dell’autore) Vero Almont, giunto dall’estero per osservare da vicino il funzionamento di una piccola casa editrice italiana, abbiamo la fortuna di goderci il resoconto sulla più importante fiera nazionale della piccola e media editoria, un viaggio tra gli stand di più di quattrocento editori che in quell’occasione provano ad attirare l’attenzione con «poster, hostess che offrono salumi, vino acido versato in bicchieri di plastica, standisti chiusi in gabbia con a terra un tappeto di paglia o alzando stendardi appesi a lunghe canne da pesca».

Ah, gli editori, i piccoli editori! Continuano a moltiplicarsi e rientrano tra quei 10.335 presenti sul mercato nazionale intorno ai quali si affaccendano, sempre meno con la garanzia di svolgere un lavoro retribuito, un esercito di circa 20.000 addetti ai lavori che, in un modo o nell’altro, in maniera più o meno professionale, contribuiscono alla pubblicazione di 60.000 libri ogni anno. Ma che poi, sapranno rendersi visibili tutti questi libri? Sapranno produrre reddito per retribuire i “pazzi scatenati” che hanno contribuito alla loro esistenza? I dati evidenziati da Federico Di Vita che conducono a una risposta sono desolanti e non lasciano molto spazio a illusioni o speranze. Certo, in tutto questo quadro di spietate leggi di mercato, meccanismi di potere e mancanza di una scuola editoriale che formi i collaboratori, anziché sfruttarli a rotazione per breve tempo, la macchina editoriale appare soltanto più come una trappola, un circolo vizioso dal quale è necessario uscire il prima possibile, se vogliamo scampare il pericolo di diventare tutti cuochi bravissimi che non sanno più di avere la necessità di fare quello che l’uomo ha sempre avuto bisogno di fare senza neppure chiederselo, prima su una pergamena, ora su un e-book. Sempre di storie si tratta.


(Federico di Vita, Pazzi scatenati. Usi e abusi dell’editoria, Tic Edizioni, 2012, pp. 312, euro 14)

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