“Marina Bellezza” di Silvia Avallone

di / 18 novembre 2013

Con il suo nuovo romanzo, Marina Bellezza (Rizzoli, 2013), Silvia Avallone ha voluto porre l’attenzione sulla provincia biellese, proponendoci una possibile alternativa alla lotta per il successo che si consuma nelle grandi città come Roma e Milano. Con i lanifici dismessi, i grandi magazzini dozzinali e tristi, i ristoranti chiusi, la Valle Cervo descritta dalla scrittrice è come un far west abbandonato che ben rappresenta la decadenza dell’Italia intera.

Silvia Avallone – che abbiamo conosciuto in occasione dell’incontro con blogger e riviste online organizzato dalla casa editrice Rizzoli – ha destato il nostro interesse parlandoci di ritorno e di recupero di ciò che i nostri genitori hanno abbandonato. È proprio in questi luoghi legati alla sua infanzia che l’autrice del best seller Acciaio decide di ambientare le vicende di Marina – la bellissima protagonista che canta con una voce celestiale e vuole a tutti i costi diventare famosa – e del suo eterno innamorato Andrea, sognatore e perennemente in lotta con la sua famiglia.

Il protagonista maschile del romanzo, Andrea Caucino, è appunto un giovane che decide di tirarsi fuori dalla competizione per il successo per dedicarsi all’allevamento di mucche nella cascina appartenuta a suo nonno. Eppure chi resta, in questo romanzo, non sembra veleggiare verso la felicità. Marina fa di tutto per approdare a Milano e Andrea ha scelto una vita da margaro più per dispetto nei confronti di suo padre e per paura di affrontare le difficoltà che per trovare una soluzione alternativa agli attuali problemi giovanili.

Non si tratta dunque di una storia in cui un giovane di oggi si possa rispecchiare, non offre un esempio di reazione o di svolta, anzi, tutto è abbastanza statico e nulla sembra cambiare davvero. In effetti, da un libro che non brilla particolarmente per le sue scelte linguistiche ci si aspetterebbe per contrappeso un ritmo più avvincente e una maggiore capacità di intrattenere che invece non ravviva le oltre 500 pagine del romanzo.

Anche la relazione tra i due personaggi, che l’autrice vorrebbe come «l’amore al tempo dei nostri nonni», lascia a desiderare e mal si adatta ai nostri tempi. Marina è una ragazza spregiudicata, sicura di sé e non certo raffinata, si sente a suo agio su qualunque palcoscenico e non disdegna di usare il suo corpo per attirare i favori del pubblico. Andrea, però, non la accetta per quella che è, non la incoraggia, non la aiuta e cerca disperatamente di cambiarla e di rinchiuderla. Marina, d’altro canto, non approva la scelta del suo compagno, lo abbandona nel momento del bisogno, lo fa soffrire.

Addirittura, in alcuni punti, il romanzo sembra sfiorare il maschilismo o, quanto meno, una visione retrograda di genere e dei rapporti di coppia: «era come ogni uomo immagina che debba essere la madre dei suoi figli, una creatura concepita apposta per allattare, per cullare, per riscaldare e proteggere un altro corpo».

I personaggi principali, comunque, hanno il pregio di essere ben caratterizzati e abbastanza credibili, sebbene sopra le righe.

È forse vero – come dice la stessa Avallone – che «la letteratura non offre soluzioni» e riconosciamo all’autrice il merito di aver posto l’attenzione sulle tipiche questioni della nostra era post crisi, tuttavia questo romanzo non raggiunge pienamente l’obiettivo di offrire al giovane lettore immedesimazione e neanche un puro intrattenimento.

(Silvia Avallone, Marina Bellezza, Rizzoli, 2013, pp. 528, euro 18,50)

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