“La licenza” di Daniel Anselme

di / 12 giugno 2014

Era il 1957 quando la Francia, alle prese con una prolungata e insistente azione colonialista, cominciò a fare i conti con la propria coscienza nazionale, e il romanzo di Daniele Anselme, La licenza (Guanda, 2104), contribuì non poco a questo processo.

Lo scrittore, già partigiano della resistenza francese, decise di raccontare la gioventù di quei giorni, alle prese con una guerra d’invasione, diametralmente opposta a quella necessaria che aveva visto la nazione d’oltralpe impegnata nella seconda guerra mondiale, quando gli invasori erano altri.

Tre soldati sono di rientro a Parigi, Lachume, Lasteyrie e Valette, giovani e smarriti, in un paese che è il loro ma che faticano a percepire come casa, teatro di un’armonia ormai perduta.

Il treno li riconduce dunque in Francia, nel cuore della Ville Lumière, che si mostra da subito in tutto il suo incanto; un bellezza che diventa rarefatta, impercettibile, mentre è come se il pensiero dei protagonisti fosse rimasto laggiù, alle loro spalle, tra i colpi di mitraglia.

I tre ragazzi sembrano non riuscire a trovar pace, anche senza guerra, girovagando nelle notti da bere e da vivere, fino all’alba. È come se avessero  consapevolezza di soggiornare in una bugia, di vivere dei giorni, quelli della licenza, che non esistono; sanno che dovranno ritornare alla realtà, dall’altra parte del mare.

La licenza è uno stato d’animo passeggero, una parentesi, poiché l’abitudine di un soldato, e di conseguenza la sua vita, è lo stato di guerra, di paura costante, di diffidenza verso chiunque lo circondi.

Nel romanzo non vi è una storia vera e propria, e la sua peculiarità sta nel fatto che Anselme ci parla di guerra senza mai raccontare di morte: eppure l’eco delle bombe sembra riecheggiare in ogni parola e nell’animo confuso dei ragazzi, instabili e in balia di decisioni altrui.

«Perché è la nostra gioventù che se ne va. Sotto tutti i punti di vista!», ripete uno di loro, in un pensiero violento e consapevole, riguardo una vita irrimediabilmente consegnata alla guerra.

(Daniel Anselme, La licenza, trad. di Francesco Bruno, Guanda, 2014, pp. 191, € 16) 

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