“Nessuno accendeva le lampade”
di Filiberto Hernández

Lo scrittore che animava l’inanimato

di / 6 novembre 2015

«Se non avessi letto i racconti di Hernández non sarei diventato lo scrittore che sono oggi», è così che la scrittura di Felisberto Hernández viene ritratta da García Márquez; Calvino di lui scrisse: «Non somiglia a nessuno: a nessuno degli europei e a nessuno dei latinoamericani, è un irregolare che sfugge a ogni classificazione e inquadramento, ma si presenta ad apertura di pagina come inconfondibile».

In Uruguay, a Montevideo, nel 1902 nasce Felisberto Hernández un genio dalla prosa surreale. In Italia si hanno poche tracce dello scrittore, uno di quei – non rari – casi in cui un autore straniero di grande importanza è riposto nel dimenticatoio.

Il titolo Nessuno accendeva le lampade (laNuovafrontiera, 2012) prende il nome dal primo dei dieci racconti contenuti in questa raccolta.

Lo scrittore imprime le pagine del suo immaginario, di scene umoristiche che oltrepassano il reale, e il surrealismo è una porta che si spalanca al lettore «come chiedere qualcosa all’immagine di un sogno».

Nei suoi racconti è presente lo spaesamento, contornato da personaggi stravaganti, come una donna che non esce mai da casa e che si dispera al crollo di un balcone, così tanto da viverla come un lutto, così tanto da immaginarla come la vedova del balcone suicida. La realtà non si dà mai per scontata e questo crea un effetto quasi ipnotizzante nella lettura di Nessuno accendeva le lampade; lo scrittore gioca col far sembrare le cose insolite e incomprensibili come normali, dove il verbo “sembrare” acquista il valore di una chiave di volta, a volte intrisa di una lieve angoscia – «i suoi occhi sembravano vetri affumicati dietro i quali non c’era nessuno» –, altre simili a un delirio schizofrenico – «mi sentivo circoscritto al cerchio del piatto e mi sembrava di non avere pensieri miei».

Hernández ha una penna bizzarra e fuori dalle righe, un gioco di analogie in cui il silenzio sembra parlare.

E ancora qualcosa che fuoriesce, una vena romantica e platonica nel racconto “Tranne Giulia”, forse uno tra i passi più romantici dello scrittore: «Gli piacciono la solitudine e il silenzio tra i profumi del legname. Una sera ha fatto un salto tra i libri perché il telefono squillava; quella che aveva sbagliato numero ha continuato a sbagliarsi tutte le sere; e lui la tocca solo con le orecchie e le intenzioni».

L’io narrante non ha un posto fisso, è quasi sempre in viaggio, ospite in ville o nei ricordi dei protagonisti, e il lettore, sin dalla prima riga, viene subito calato nella storia. Ritorna sempre quel voler umanizzare gli oggetti, e quella capacità di far diventare delle stoviglie letteratura: «Le nostre mani appaiate cominciarono a posarsi sulla tovaglia: parevano abitanti naturali della tavola. Io non riuscivo a smettere di pensare alla vita delle mani. Molti anni prima, altre mani avevano obbligato le stoviglie a prendere forma. Quelle creature di porcellana sarebbero state al servizio di mani di ogni genere. Alla fine le creature di porcellana sarebbero state lavate, asciugate e condotte nelle loro stanzette. Qualcuna sarebbe sopravvissuta a molte paia di mani e, tra queste, alcune sarebbero state buone con loro, le avrebbero amate e colmate di ricordi; ma dovevano continuare a servire in silenzio».

Hernández lo scrittore che personifica gli oggetti, e anima anche i ricordi, i paesaggi, con una scrittura asciutta e maledettamente cinica è capace di mostrare i lati più bui e intimi dei personaggi, attraverso atteggiamenti e pensieri che rispecchiano l’umanità. E questa è proprio la bellezza dei suoi racconti: essere onirici e reali insieme, due poli che non sono in antitesi nella penna del genio uruguayano.

Pubblicato per la prima volta nel 1972 da Einaudi, con quarant’anni in mezzo per riportarlo in vita grazie a La Nuova Frontiera, Nessuno accendeva le lampade è un libro da riporre attentamente nella propria libreria, trovargli il posto giusto per poi averlo subito sotto mano ogni volta che, ricordandoci un passo, si ha voglia di rileggerlo. A me personalmente è successo questo.

(Filiberto Hernández, Nessuno accendeva le lampade, trad. di F. Lazzarato, laNuovafrontiera, pp. 126, euro 13)

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