“Le leggi fondamentali della stupidità umana”
di Carlo M. Cipolla

Nuova edizione illustrata da Altan

di / 13 novembre 2015

Non solo «l’uomo è superiore alla gallina: non fa l’uovo, fa danni», ma soprattutto «la persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista». Concordiamo sia con la prima asserzione che con la seconda. Le firmano rispettivamente Altan e Carlo M. Cipolla. Il secondo è stato uno storico dell’economia che, nonostante l’apprezzamento di cui godono i suoi studi, ha potuto raggiungere una celebrità sconosciuta ai suoi colleghi grazie a un piccolo classico che oggi il Mulino rimette in circolazione allegandovi alcune vignette del più grande satirista italiano. Parliamo ovviamente de Le leggi fondamentali della stupidità umana, divertissement serissimo e consigliabilissimo a chi non lo avesse ancora letto – uscì per la prima volta nel 1988 col titolo Allegro ma non troppo, traduzione dello stesso testo scritto ancor prima in inglese per pochi amici.

Le leggi che presiedono alla stupidità nell’ottica di Cipolla sono cinque ma un’evidenza propedeutica oggi elusa da una cultura frolla e supinamente remissiva al perbenismo quanto più si vuole progressista, è che sia proprio la stupidità a governare il mondo. Sicché tendiamo a sottostimare il numero di individui stupidi in circolazione (prima legge). E dimentichiamo che un gruppo così organizzato sia in realtà più potente della mafia. E che lo stupido sia il tipo umano più pericoloso in circolazione (questa la conclusione del libello, quinta e ultima legge).

In mezzo ci sarebbe da indagare sulle cause della nostra cecità e sottovalutazione del problema. Forse perché troppi di noi ne sono parte e non soluzione (tanto per riandare a un frasario d’epoca), o perché fra i vizi della democrazia c’è stato quello di edificare un’idea dell’umanità per cui i suoi componenti sarebbero tutti uguali, cosa che non è, senza con questo derivarne – lo stesso Cipolla era sufficientemente avvertito per sottolinearlo – «discriminazioni di classe o di razza».

Peraltro, forse anche perché siamo distratti da altri aspetti, non ragioniamo abbastanza sul fatto che la «probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa» (legge numero due) – lezione sempre utile per chiunque divida l’umanità per gruppi, idee politiche, generi addirittura! pur considerando tutte le varianti e soccorrendoci il ricordo di Giuseppe Pontiggia, secondo il quale la stupidità si misura dalla lunghezza e dalla frequenza degli intervalli che separano un momento di intelligenza dall’altro. Ma la legge aurea di Cipolla è la terza: «Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita» (vignetta di Altan: un marinaio avverte il comandante della presenza di «una falla a prora»; l’altro gli risponde «E venitevene tutti a poppa, fessi»). I danni potenziali arrecati dalla stupidità dipendono dalla dose innata in ognuno e dalla posizione di potere: oggi i partiti assicurano una stretta collaborazione fra i suoi componenti, specie nel caso in cui fattore genetico aiuti. Per cui – lezione che la storia non sembra voler ricordare – «Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide» (quarta legge fondamentale, che sconsiglia vivamente alle prime di non associarsi con le seconde). La quinta l’abbiamo  detta all’inizio. Vediamo di non dimenticarle, specie le ultime due: è una forma di oblio che garantisce il perpetuarsi di molte catastrofi.

(Carlo M. Cipolla, illustrato da Altan, Le leggi fondamentali della stupidità umana, il Mulino, pp. 95, euro 15)

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LA CRITICA

Un vecchio classico, quello di Cipolla, ora di nuovo in libreria con le illustrazioni di Altan. Una lezione leggera ma non troppo su una faccenda colpevolmente sottovalutata: l’imperio della stupidità.

VOTO

8/10

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