“I mondi reali”
di Abelardo Castillo

Frammenti di un universo complesso

di / 1 febbraio 2016

mondi reali castillo del vecchio

«La piazza si chiamava San Cristóbal: era la stessa della prima volta, perché alla realtà piacciono le simmetrie, è vero; la realtà, in fondo, vuole
assomigliare alla letteratura».

Persino il delirio ha bisogno di parole a cui aggrapparsi per esistere e le parole di Abelardo Castillo si aggrappano ad una carta color ocra, spessa e ruvida al tatto, l’unica in grado di far esistere i diciassette racconti di I mondi reali, pubblicato in Italia da Del Vecchio con la traduzione di Elisa Montanelli.

Fin dal primo racconto, La madre di Ernesto, è chiaro che non vi è spazio per un’Argentina ordinaria; la narrazione di Castillo, infatti, è densa e si ammanta di un realismo umano brutale che rifugge la banalità ma che stupisce, poiché sa anche elevarsi verso una dimensione immaginaria rarefatta, in cui i sensi subiscono innocui inganni e la mente è solcata da dubbi silenziosi.

I racconti di Castillo sono frammenti di un universo personale complesso, dominato da un dualismo schizofrenico incurabile, lo stesso attorno a cui si sviluppa l’intera struttura antologica. Una raccolta del tutto atipica quella di I mondi reali a cui lo scrittore argentino ha lavorato e lavora sin dagli anni Settanta con instancabile perizia. Ogni nuova edizione è un perfezionamento della precedente ma mai il raggiungimento della perfezione.

Realtà e immaginazione, bellezza e ferocia, desiderio e morte sono le pulsioni contrastanti che animano ogni personaggio di I mondi reali e che si riflettono inevitabilmente nello stile narrativo di Castillo. Quest’ultimo, infatti, non ha alcuna esitazione nell’alternare ossessivamente una prosa colloquiale, poco lontana dalla volgarità più becera, con passaggi lirici arricchiti da colti riferimenti letterari.

Castillo reclama un mondo che non sia univoco, distrugge la monotonia narrativa plasmando il fallimento ed il degrado dell’uomo con l’amore e lo struggimento. Sfida il tempo ed il suo declino, trasformando i cuentos in sogni reali, dove chiunque può trovarvi rifugio la notte. Basta rileggerli.

(Abelardo Castillo, I mondi reali, trad. Elisa Montanelli, Del Vecchio, 2015, pp. 272, euro 16)

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LA CRITICA

Fedele alla tradizione sudamericana, Castillo predilige, sin dai suoi esordi, la narrazione breve al romanzo e la consacra a strumento di indagine dell’uomo. La sensazione che prevale è quella di galleggiare in un mare color della pece dove è impossibile annaspare. È la parola a spingere il corpo in alto e a permettergli di non annegare.

VOTO

8,5/10

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