“Che vuoi che sia”
di Edoardo Leo

Il web, 250.000 euro e una vita da costruire

di / 11 novembre 2016

Poster di Che vuoi che sia su Flanerí

Arrivato, con Che vuoi che sia alla quarta regia, Edoardo Leo continua a cercare il modo esatto di fare commedie con qualcosa in più. Un po’ di riflessione, sociale, un po’ di amarezza, di realismo. È un tipo di percorso su cui si sono affacciati tanti registi negli ultimi anni, per cercare di raccontare il Paese e le sue difficoltà, senza però rinunciare alla leggerezza, al gusto della risata, all’inno nazionale dell’arrangiarsi e del trovare un modo per farcela, comunque.

Anna (Foglietta) e Claudio (Leo) sono due più che trentenni/quasi quarantenni che non hanno niente di stabile nella vita se non il loro amore. Anna è una supplente in una scuola privata (800 euro al mese), Claudio un ingegnere informatico che pulisce i computer degli altri dai virus dei siti porno. Per tirare su qualcos’altro affittano una stanza allo zio di Anna (Rocco Papaleo), andato via di casa in un tentativo di modernizzare e riaccendere il rapporto con la moglie. Claudio ha un’idea per una startup per “svoltare” e tenta la strada del crowdfunding per mettere insieme i soldi per farla partire, ma i risultati non sono dei migliori. In una serata alcolica parte la provocazione della rabbia dettata dalla sbronza. In un video, Claudio dichiara al web che farà un sextape con Anna se raggiungerà la cifra necessaria per la startup. In poco più di due settimane raggiunge più di duecentocinquantamila e una popolarità che mai credeva di poter avere.

Edoardo Leo si è specializzato nel fare film in cui il protagonista, o comunque il suo personaggio, cerca un modo per fare soldi e uscire dalla palude del precariato e dei contratti a scadenza. Era così in Buongiorno papà (il pagliaccio) e in una forma diversa in Noi e la Giulia (l’agriturismo), per rimanere sulle sue regie. Era così in La mossa del pinguino (il curling), Smetto quando voglio (la droga) e tutto sommato pure in Perfetti sconosciuti (tutta una serie di idee). Qui punta tutto su una startup.

In una sorta di continuità ideale proprio con Perfetti sconosciuti, Che vuoi che sia torna a parlare della presenza imperante della tecnologia nelle vite quotidiane. Nel film di Genovese erano i telefonini, qui è il web 2.0, quello delle community, dei social network e della condivisione a tutti i costi. È per colpa del «popolo della rete» che uno sfogo filmato finisce per diventare una condanna e una fonte costante di dubbio. Perché di fronte alla possibilità di fare un bel po’ di soldi in un colpo solo le certezze vacillano. Anna e Claudio non vogliono vite incredibili, vogliono solo la loro normalità con uno spazio in più per la serenità di un figlio. Non vogliono diventare famosi, non vogliono smettere di lavorare, vogliono solo continuare a essere quelli di prima.

Caricato di ottime intenzioni, Che vuoi che sia parte da un’idea intelligente, attuale e di grande fascino che coniuga Proposta indecente e Black Mirror. C’è una riflessione su cosa si sarebbe disposti a fare per un po’ di soldi facili, una denuncia dello strapotere dell’opinione pubblica e dello “sharing”, della pressione sociale di una reputazione web quasi involontaria.

Per colpa delle troppe mani sul copione, forse (lo hanno scritto in quattro: il regista, Alessandro Aronadio, Marco Bonini e Renato Sannio), il film di Leo non riesce però a essere realmente compiuto. Troppo spesso l’intelligenza dello spunto di partenza si disperde in errori classici del cinema italiano, che vanno dall’ultracaratterizzazione dei personaggi (i giovani imprenditori del web) al bisogno troppo forte per essere tenuto a bada di infilare a un certo punto, a tutti i costi, un monologo moraleggiante sulla deriva della vita sempre connessa. Nella confusione delle migliore intenzioni a rimetterci è anche la recitazione, priva di spontaneità, di naturalezza. La scena della coppia di protagonisti ubriaca è al limite della vecchia comica e Anna Foglietta, in particolare, con filtro linguistico milanese non riesce a essere credibile.

È un peccato, perché Leo ha talento, dimostra film dopo film di essere in grado di raccontare delle storie di normalità estremizzata con la dovuta leggerezza. Che vuoi che sia aveva il potenziale per essere il nuovo Perfetti sconosciuti. Per noi, si ferma una decina di passi prima, il resto lo deciderà il botteghino.

(Che vuoi che sia, di Edoardo Leo, 2016, commedia, 105’)

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LA CRITICA

Edoardo Leo riflette in commedia sullo strapotere del web nella vita quotidiana. Uno spunto molto interessante finisce per infilarsi in sentieri già troppo battuti senza riuscire a fare qualcosa di più. Peccato.

VOTO

6/10

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