“Sully”
di Clint Eastwood

Il tempismo di un uomo qualunque

di / 25 novembre 2016

Poster italiano del film Sully su Flanerí

Dopo American Sniper, il controverso biopic sul cecchino più efficiente della storia degli Stati Uniti, Clint Eastwood dirige Tom Hanks in Sully e porta sul grande schermo l’ammaraggio del volo US Airways 1549. Basato sull’autobiografia Highest Duty: My Search for What Really Matters, il film del regista di Million Dollar Baby e Gran Torino racconta il “Miracolo sull’Hudson”, la manovra di salvataggio compiuta dal pilota americano Chesley Sullenberger il 15 gennaio 2009.

Intorno alle ore 15 di quel giorno il capitano, detto Sully, e il suo co-pilota Jeffrey B. Skiles salgono sull’Airbus A320 che avrebbe dovuto trasportare centocinquanta passeggeri e tre membri dell’equipaggio dall’aeroporto La Guardia di New York a quello della Carolina del Nord. Pochi minuti dopo il decollo, Sullenberger è costretto a effettuare un ammaraggio sul fiume Hudson a causa di un cosiddetto “bird strike”, ovvero uno scontro con uno stormo di uccelli, così forte da danneggiare entrambi i motori. Nonostante l’intenzione iniziale di tentare un atterraggio d’emergenza nell’aeroporto di partenza, il pilota si rende conto che tornare a La Guardia sarebbe un’operazione molto rischiosa. La torre di controllo, inoltre, aveva segnalato la possibilità di far scendere il velivolo nel New Jersey, presso il Teterboro Airport. L’Airbus, però, perdeva rapidamente quota e raggiungere un qualsiasi aeroporto era diventato ormai impossibile. Secondo Sully, a quel punto, l’unica chance di salvezza erano le acque dolci che attraversano la Grande Mela.

Eastwood dilata, analizza e destruttura i 208 secondi che hanno cambiato per sempre la vita di centinaia di persone, il tutto attraverso una regia che in Sully raggiunge l’apice della rigorosità e dell’essenzialità, eliminando il superfluo e concentrandosi soprattutto sull’aspetto umano della vicenda. La contrapposizione qui evidente è infatti quella tra l’uomo integerrimo che indossa una divisa con responsabilità da oltre quarant’anni e la commissione d’indagine della Sicurezza dei Trasporti, simbolo di un “sistema” che ha sempre bisogno di trovare il colpevole.

Per la gente comune Sully è un eroe a tutti gli effetti, tanto da ispirare baci, abbracci e un cocktail in onore di un salvataggio che ha evitato all’America il suo secondo undici settembre. Eppure le immagini delle fusoliere accartocciate tra i grattacieli vengono rievocate dalla mente del pilota, tormentato anche in sogno dal disastro mancato. Così, i giorni successivi alla vicenda diventano sempre più difficili da affrontare per il comandante, costantemente sotto-stress e pressato dalle accuse della commissione e dalle domande dei giornalisti che assediano casa e famiglia. Sully sembra essere infatti sull’orlo di una crisi, ma la freddezza e la lucidità dimostrate durante quegli interminabili istanti non lo abbandoneranno mai.

Se dovessero bastare l’interpretazione da Oscar di un Tom Hanks in stato di grazia e una scomposizione temporale degli eventi che ricorda vagamente il Kurosawa di Rashomon, allora Sully sarebbe un capolavoro. Invece la presenza di alcuni cliché, tra cui i dialoghi a distanza tra il protagonista e la moglie tormentata dai media e dall’assenza del marito, assieme all’oratoria finale sul “salvataggio collettivo” rendono la pellicola di Eastwood un dramma altamente crowd-pleasing, orientato cioè a ottenere l’approvazione del pubblico.

(Sully, di Clint Eastwood, 2016, biografico, 95’)

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LA CRITICA

La regia solida e asciutta di Eastwood ben si sposa con la figura di un eroe anti-sistema che contribuisce a rivalutare l’importanza del fattore umano. Peccato per alcune punte di retorica forse facilmente evitabili.

VOTO

7,5/10

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effe

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