“Little Fictions”
degli Elbow

Ennesimo bel capitolo per una delle eccellenze del brit pop

di / 3 marzo 2017

La missione musicale degli Elbow è semplice e al tempo stesso estremamente complessa: comporre bella musica. Tutto qui. Hanno coniato e perfezionato il loro sound, creato uno stile che è un vero e proprio marchio di fabbrica e giunti al settimo disco abbiamo chiaro che non intendono minimamente stravolgerlo. Basta nominarli, leggerli e già sappiamo quale universo musicale ci attende. Anche questa volta, con l’uscita del loro ultimo lavoro Little Fictions. Raggiunto l’apice con il bellissimo The Seldon Seen Kid, gli Elbow non hanno mai messo in discussione la loro firma e i tratti peculiari della loro musica. Questo è un difetto, un limite? La risposta è no: a patto che – come nel loro caso – ogni nuova uscita discografica superi ampiamente la soglia della sufficienza, regalando sparsi momenti di intensa bellezza. E non è una missione che riescono a compiere tutte le band.

Ci sono differenze e miglioramenti rispetto al predecessore The Take Off and Landing of Everythning e basta un rapido confronto delle copertine per rendersene conto. Se il primo era un un disco dominato, in alcuni casi eccessivamente, dalla malinconia e dal grigio, Little Fictions ci appare molto più solare e caldo. C’è di mezzo l’amore, come al solito. Se The Take Off and Landing of Everythning era segnato dal divorzio del cantante Guy Garvey da Emma Jane Unsworth, Little Fictions segue le nozze del nostro con Rachael Stirling e ciò non può non riflettersi nella genesi del nuovo lavoro.

“Magnificent (She Says)” è un grandissimo inizio e ci presenta il tema ricorrente dell’opera: una serie di brani impeccabili dove l’ispirata e intensa voce di Garvey ci accompegnerà in queste romantiche melodie. La produzione è eccellente: ogni strumento suona limpido esaltando il talento compositivo del resto della band. I momenti più belli e riusciti sono proprio quelli in cui voce e musica duettano e si combinano, come il piano che anticipa la voce nella bella “Trust the Sun”. Il disco è coerente, lineare e morbido nell’incedere e all’irrefrenabile intro di “Gentle Storm” – già scelto come secondo singolo, dopo “Magnificent (She Says)” – si alternano i lenti accordi di “Head for Supplies”, arrivando al picco del lavoro, proprio la canzone che da il titolo all’album. Con i suoi otto minuti “Little Fictions” rimanda ai fasti orchestrali di The Seldon Seen Kid (penso a “One Day Like This”) e contiene al suo interno la chiave di volta di tutto il disco: «We protect our little fictions / Like it’s all we are ».

Little Fictions non eccellerà per innovazione, ma come al solito si è conquistato la vetta delle clissifiche britanniche e l’ormai consueto consenso della critica che porta da decenni sul palmo della mano gli Elbow come una delle eccellenza della brit music. Non un capolavoro o un disco imprescindibile, ma una graditissima colonna sonora in queste giornate che anticipano la primavera.

 (Little Fictions, Elbow, Brit-Pop)

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LA CRITICA

Giunti al settimo album, gli Elbow proseguono con continuità e mestiere la loro fortunata carriera: Little Fictions accontenterà i numerosi fan e magari – vista la bellezza dei singoli scelti – ne conquisterà di nuovi.

VOTO

6,5/10

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effe

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