“Kobane calling”
di Zerocalcare

Un graphic novel di vera controinformazione

di / 19 giugno 2017

Rebibbia è fin qui stato il Mondo. Il solo Mondo. E fuori da quelle coordinate la parola perdeva mordente e significato. Ma a Kobane c’è veramente tutto il Mondo perché si sa che ogni atto della Storia esiste solo dentro lo spazio di un territorio, di un paesaggio.

Kobane Calling (BAO Publishing, 2016), il graphic novel più maturo, sicuramente più impegnata di Zerocalcare esplora i silenzi e le incomprensioni tra due realtà, Oriente e Occidente, che non smettono di girare, di evolvere, di allontanarsi. E lo fa con la sua solita leggerezza, di calviniana ascendenza, canzonatoria e la solita autoironia di chi sa che qualunque giudizio morale suonerebbe vuoto e retorico. Anche le modalità di rappresentazione sono sempre le stesse: i personaggi sono raffigurati come eroi dei cartoni anni ’80 e fortemente caricaturali; l’Armadillo continua a fare la parte della coscienza di Zero che ne evidenzia paure e ossessioni. È così che Michele elabora, accetta o esorcizza ansie generali e particolari. È soprattutto nel periodo storico di grande tensione in cui ci troviamo a vivere, abbiamo bisogno di un modo per affrontare le nostre paure più profonde.

Il paesaggio è la vera novità e protagonista. Non più il mondo interiore di Zerocalcare dei precedenti lavori. Non più la comfort zone del quartiere periferico romano con i suoi punti di riferimento, il mammut, il carcere, la cricca di amici, qui ci sono i labili confini fra Siria, Turchia e Iran, le macerie di Kobane e le lenticchie per colazione.

Anticipato da due assaggi su Internazionale nel gennaio 2015, Kobane Calling è stato un vero e proprio viaggio iniziatico e purificatore di Michele Rech, compiuto fra il novembre 2014 e il luglio 2015 per portare aiuti e generi alimentari nelle aree del conflitto curdo-siriano.

Il viaggio ha rappresentato per Zero anche un’occasione per crescere, per definire sé stesso e la propria individualità senza per forza diventare un martire.

Ci porta così all’interno del Rojava, un’area nel Nord della Siria non riconosciuta dalla comunità internazionale e retta da un confederalismo democratico regolato da un contratto sociale che prevede convivenza etnica e religiosa, partecipazione, emancipazione femminile, redistribuzione delle ricchezze e spirito ecologista: «Tié, vallo a trova’ un paese con una costituzione così avanzata». Questa idilliaca situazione è però continuamente minacciata dall’avanzata dell’Isis contrastata dalla protezione delle unità maschili e femminili curde. Una realtà ben diversa da quella che si pensa di conoscere dove sono proprio le donne a essere più numerose e agguerrite.

Le persone incontrate da Zero rappresentano un vero e proprio campionario umano di fatica e passione di vivere: basta ricordare fra tutti la ragazza recentemente uccisa soprannominata “Cappuccio Rosso”.

Senza rinunciare alle solite pippe mentali e sbruffonaggini del personaggio Zerocalcare, Kobane Calling si presenta con l’innovativo taglio di un reportage a fumetti che ha il vantaggio di raggiungere un pubblico solitamente disinteressato a tali argomenti, ascoltati distrattamente e raccontati malamente e confusamente dai media.

 

(Zerocalcare, Kobane Calling, BAO Publishing, 2016, pp. 261, euro 20)
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LA CRITICA

Senza rinunciare al suo stile Zerocalcare realizza con Kobane Calling un’opera di controinformazione potente su temi attuali e scottanti.

VOTO

8/10

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effe

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