L’obesità come bussola narrativa

“Chilografia” di Domitilla Pirro

di / 15 gennaio 2019

Copertina di Chilografia

La particolarità di Effequ, casa editrice toscana di grande esperienza, è pubblicare opere dall’identità forte. Lo abbiamo visto con la saggistica: La guerra dei meme è un longseller dall’argomento unico in Italia, e adesso la casa editrice ci riprova con Nerdopoli, miscellanea che indaga la cultura nerd con acume. Lo abbiamo visto anche nella narrativa: Odi – Quindici declinazioni di un sentimento è una raccolta di voci emergenti. Il nuovo titolo di Effequ si chiama Chilografia,e porta la firma di Domitilla Pirro. La scrittrice, benché all’esordio, non è alla prime armi: la Pirro infatti ha già collaborato in vari campi con la Scuola Holden.

La scrittura dell’autrice non tradisce perché può contare su una trama ben congegnata e ricca di colpi di scena, nonché su una scrittura muscolare in continua mutazione. Chilografia narra la storia di Palla, una ragazza chiamata così sin da piccola per il peso: la sua vita si snoda attraverso le peripezie di una famiglia disfunzionale che raggruppa una madre fedifraga, un padre assente, una sorella rivale. Da questo contesto la protagonista cerca di estraniarsi buttandosi sui giochi di ruolo, la realtà virtuale diviene per lei una seconda vita, un mondo parallelo che sa di rinascita e in cui trova addirittura l’amore.

Domitilla Pirro organizza la storia in tre movimenti: se la prima parte è dedicata alla famiglia, la seconda racconta la vita virtuale di Palla, mentre la terza si inabissa nei marosi della storia travagliata fra la ragazza e Angelo, il suo compagno. La trama non risparmia colpi di scena e cambi di prospettiva inaspettati: grazie a una narrazione interessante l’autrice riesce a incollare il lettore alla pagina, una riga dietro l’altra.

La prosa è infatti un punto di forza di questo lavoro, poiché non risparmia preziosismi, discorsi liberi indiretti che inglobano termini dialettali, un florilegio di gergalismi inquadrati nel periodare complesso. Spesso si hanno in odio le scuole di scrittura creativa, perché si pensa che formino eserciti di scrittori-cloni. In parte è vero, spesso la scrittura che viene insegnata in queste scuole è monotona o al contrario iper-emotiva, ma nel caso della Pirro troviamo un’eccezione: qui la nozione di preziosismo è resa al suo meglio, i dispositivi narrativi evocati non sono mai gratuiti, e riescono nell’intento di dare smalto a una storia a tratti cupa e scabrosa.

L’incedere ironico della Pirro non risparmia momenti di dura rivelazione, la progressiva obesità della protagonista è narrata come una corsa verso il baratro. D’altronde il peso di Palla è il vero leitmotiv del romanzo, non solo i capitoli presentano una numerazione particolare – riportano infatti il chili della protagonista al momento della scena – ma anche a chiusura di ogni episodio è disegnata una bilancia che ricorda il peso di Palla. Seguiamo dunque la ragazza sin dal momento del concepimento, e la vediamo crescere fra piccoli traumi e grandi incognite, ci scontriamo con il suo peso sempre crescente, che a un certo punto si fa rilevante, tanto da suscitare le prime canzonature dei compagni di scuola. Da questo momento la stazza diviene, da problema privato, fatto sociale: la Pirro indaga l’intersezione fra una protagonista particolare e il mondo intorno a lei che non l’accetta. Forse è proprio per questo che Palla fugge nel virtuale, e poi ancora in una relazione costruita su dinamica di potere stravolte.

Domitilla Pirro tratteggia una protagonista dalle molteplici sfumature che attraversa una storia ricca di difficoltà, ma proprio per questo interessante. La vita di Palla è quasi una metafora della dialettica fra debolezza e solitudine: da una parte c’è un’anima chiusa in se stessa, murata dietro un corpo enorme, dall’altra c’è la volontà di interagire con l’altro: con i familiari che in un modo nell’altro la allontanano, con un uomo che non la ama veramente. In questo spazio privato ritroviamo molto dei problemi sociali che ci affliggono, uno sconfinamento che l’autrice riesce a rendere bene, senza che la morale venga inculcata con metodi farraginosi. Salutiamo dunque un romanzo ben costruito, in cui ogni pagina ci suggerisce, a livello tematico e narrativo, un piccolo spunto su cui soffermarci.

 

(Domitilla Pirro, Chilografia, Effequ, 2018, pp. 208, euro 15)
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LA CRITICA

Un romanzo che scorre veloce sorretto da una trama ben congegnata e da una prosa muscolare e ricca di preziosismi.

VOTO

7/10

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