Giochi di corte

"La favorita" di Yorgos Lanthimos

di / 25 gennaio 2019

Poster di La favorita su Flanerí

Con La favorita il regista greco Yorgos Lanthimos ha allo stesso tempo normalizzato ed esasperato la sua idea di cinema. Passato alle produzioni in lingua inglese nel 2015, dopo aver attirato l’attenzione mondiale con Dogtooth Alps, in quattro anni ha tirato fuori tre film solo all’apparenza diversi tra loro. Di fondo, dietro a tutto, c’è sempre l’analisi delle dinamiche umane. The Lobster (2015) indagava il senso dell’amore. Il sacrificio del cervo sacro (2017) i rapporti familiari. La favorita torna all’amore, sentimentale o carnale, come strumento di potere.

Con una sceneggiatura affidata per la prima volta ad altri (Tony McNamara e Deborah Davis), Lanthimos si è spostato nel Regno Unito di inizio Settecento per raccontare la storia di un triangolo imperniato sulla regina Anna. L’arrivo a corte di Abigail, una nuova cameriera con passato da nobile, stravolge il disequilibrio del palazzo, con la regina fragile di nervi e corpo abituata ad affidarsi completamente all’amica Lady Sarah, dispotica e pragmatica. Abigail conquista prima Sarah, poi la regina per arrivare a occupare quello che, di fatto, è il posto più importante del reame.

Premiato a Venezia con il Gran premio della giuria e con la Coppa Volpi per l’Anna di Olivia Colman, candidato a dieci premi Oscar, come Roma di Cuarón, tra cui miglior film, miglior regia, sceneggiatura originale e tutte e tre le interpreti (Colman come protagonista, l’Abigail di Emma Stone e la Lady Sarah di Rachel Weisz non), La favorita  si propone come uno dei grandi nomi per la notte del 24 febbraio. Sarebbe stato strano immaginare un film simile – così poco hollywoodiano, così poco da grande pubblico – agli Oscar, qualche anno fa, ma la continua ricerca dell’Academy di una nuova collocazione che non scontenti nessuno rende tutto possibile. È lecito aspettarsi il premio per Olivia Colman, così come quello per la sceneggiatura. Potrebbe vincere anche Emma Stone, vera protagonista del film ma inserita nelle liste delle non protagoniste per semplice calcolo.

Il cinema di Lanthimos è un cinema straniante, distante da letture semplici e di puro intrattenimento. Rispetto alle produzioni precedenti, La favorita è però un film lineare e – quasi – canonico. Non ci sono elementi sovrannaturali, non c’è il fantastico.

Sono sempre presenti gli elementi tipici del regista greco. Il rigore formale pronto a spezzarsi in un’ironia inaspettata trova qui, nel contrasto con un ambientazione che richiama un preciso tipo di cinema, la sua massima espressione. La favorita sovverte i canoni espositivi del cinema di corte, basati su composizioni eleganti, dettagli pittorici, coreografie accurate e banchetti sontuosi, distruggendone l’immaginario standard. In un modo completamente diverso rispetto all’iconoclastia pop di Sofia Coppola in Maria Antonietta, Lanthimos sembra partire da Barry Lindon di Kubrick e I misteri del giardino di Compton House di Greenaway per sovvertire gli standard di un immaginario consolidato. La corte è un luogo angosciante e spietato, le persone che la abitano semplici opportunisti interessati solo a loro stessi.

Dietro le sembianze di un cinema più convenzionale continuano a muoversi, quindi, tutti i fantasmi che popolano i film di Lanthimos. La corte diventa metafora della società, che è a sua volta metafora della famiglia. I rapporti si reggono su una tensione violenta pronta a trasformare l’amore in odio. È soprattutto l’Abigail di Emma Stone (sempre bravissima) a incarnare lo spirito tipico di Lanthimos. La sua ambizione di riscatto non rispetta nessuno. È pronta a spazzare via tutto, a calpestare chiunque provi a mettersi in mezzo.

La favorita soffre però la mancanza della libertà totale dei film precedenti di Lanthimos. Le dinamiche di un cinema più convenzionale, per quanto rivoluzionato, finiscono per togliere la valvola di sfogo dell’irrazionale alla base The Lobster Il sacrificio del cervo sacro, per rimanere sui film in inglese. Senza una dimensione ulteriore siamo solo davanti alla crudeltà insondabile del  genere umano, disperato e solo in ogni momento.

 

(La favorita, di Yorgos Lanthimos, 2018, storico, 120’)

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LA CRITICA

Yorgos Lanthimos è uno degli autori più interessanti del cinema contemporaneo. Il passaggio alle produzioni internazionali gli permette di sperimentare sempre di più. In La favorita tornano i suoi temi classici in una veste nuova e all’apparenza più canonica.

VOTO

7/10

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