La stanchezza dei Foo Fighters

"Medicine at Midnight", il nuovo album della band di Dave Grohl

di / 10 febbraio 2021

Un’introduzione su Dave Grohl e i Nirvana, la malinconia di qualcosa finita troppo presto in maniera drammatica. Dave Grohl e Kurt Cobain. Di come dalle ceneri di uno dei gruppi fondamentali del ‘900 sia nato qualcosa che potesse prenderne l’eredità, ma con un’indole molto più mainstream e che, nel 2021, esce con un nuovo lavoro, Medicine at Midnight. Questo bisognerebbe fare ogni volta che esce un album dei Foo Fighters.

Ma di anni ne sono passati 25 e ricordare questo doppio binario con i Nirvana oramai non ha più senso per parlare di quello che la band di Grohl produce ora. I Foo Fighters sono un fenomeno a parte, sono entrati nel quarto decennio di esistenza  e mai come prima sarebbe da chiudere tutto.

Medicine at Midnight sembra uscito dalle rotazioni di MTV a cavallo del 2000. Ma è una musica che sarebbe stata stanca e logora anche in quell’epoca, figuriamoci adesso. Dave Grohl azzecca forse solo un brano, “Chasing Birds“, poi butta in mezzo una classica ballata post grunge che avrebbero potuto scrivere anche gli Smashing Pumpkins in questi anni, “Waiting on a War“: dopo c’è davvero il vuoto.

La sensazione è quella di assistere all’album d’esordio di un gruppo  che per anni ha fatto cover che spaziano dai Sound Garden ai Metallica e che a un certo punto ha deciso di scriverne uno per sublimare le proprie velleità. L’inconsistenza di “Making a Fire“, l’approssimazione in “Cloudspotter“, il classic rock didascalico imbevuto di Talking Heads di “Medicine at Midnight“.

Ovunque peschi, peschi male. È triste vedere uno come Grohl mentre ci prova, avendo la sensazione  che quello che sta facendo è davvero tutto sbagliato.

Il cantato tipico di Seattle anni ’90,  poi, dove Dave Grohl sembra scimmiottare proprio Dave Grohl, con effetto comico annesso, è talmente stantio che si prova un po’ di pena per un gruppo che non ha davvero più nulla, ma di cui si ricorda che alle spalle una storia importante ce l’ha.

I Foo Fighters non hanno molto da dire da diverso tempo, ora è palese che la loro fine artistica sia arrivata. Ma è più che probabile che tra un due/tre anni ci troveremo a che fare di nuovo con questo strano classic rock grunge e a ripensare ai Nirvana e a dire basta con i paragoni con il passato.

Medicine at Midnight è l’esempio lampante per cui alcuni artisti, a un certo punto, dovrebbero dedicarsi ad altro nella vita.

 

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LA CRITICA

Lavoro insufficiente per i Foo Fighters. “Medicine at Midnight” è un album inconsistente, vecchio, logoro: la fine della band di Dave Grohl.

VOTO

4,5/10

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