Racconti nella rete, LuccAutori 2010

di / 25 marzo 2011

L’antologia Racconti nella rete è legata alla rassegna letteraria LuccAutori. Si tratta di una vetrina d’autore, partecipano al concorso racconti inediti e cortometraggi. Nella sezione letteraria i migliori venticinque racconti vengono pubblicati da Nottetempo in un’antologia che alterna gli elaborati  a una breve biografia dei vincitori.  La premiazione del concorso del 2011, prevista per il mese di ottobre a Lucca, vedrà la partecipazione di ospiti autorevolissimi. Nelle passate edizioni hanno partecipato: Dacia Maraini, Enrico Vaime, Sergio Zavoli, Alain Elkann, Gianluca Grignani, Sveva Casati Modigliani, Lidia Ravera, Alda Merini e molti altri.

L’intento del concorso è quello di mettere in contatto professionisti della parola scritta di oggi con gli aspiranti scrittori di domani. Il punto di incontro diventa proprio il genere del racconto.

Spesso sottovalutato nel contesto editoriale italiano, il racconto rappresenta un valore inestimabile della nostra cultura. Il racconto è diretto, incalzante, illuminante,  rappresenta la soluzione espressiva che realizza la migliore sintesi tra classicità e sperimentazione letteraria.

Da un lato la storia breve si presta a mettere in luce forme stilistiche di avanguardia; per sua natura non consente infatti eccessi o divagazioni, esige immediatezza, talvolta si muove sul confine dell’intimismo, può diventare un iniziale prova di superare il confine della narrazione autobiografica. Spesso giovani autori escono dai limiti della forma diaristica, approdando  alla regione sterminata della fantasia, proprio attraverso un racconto. Anche gli scrittori di esperienza decidono di mettere alla prova nuove intuizioni in poche pagine. Il racconto diventa così un “navigare” a vista, offre l’occasione per esplorare e approfondire i temi più disparati, che vanno dall’emozione, alla riflessione, alla fantasia, all’avventura fino ad approdare alla denuncia o all’indagine sociale.

Non è un caso se il genere del racconto sia riconducibile a forme stilistiche basilari della narrativa, basterebbe citare autori come Guy de Maupassant, E.A. Poe, o più recentemente l’autore nigeriano Ben Okri e il suo  “il venditore di sogni” per riferirsi al forte fermento creativo e libertario dell’attuale contesto africano.

Eppure il genere del racconto trova una grandissima difficoltà nel panorama letterario italiano. Leggere un’antologia come “Racconti nella rete” è la migliore risposta a dubbi che, andando il libreria,  potrebbero scoraggiare: abbiamo ancora la capacità di sognare? Dove sono finiti i progetti, la fantasia, l’entusiasmo? I valori più alti che ci rappresentano non sono forse quelli della cultura, della scuola e, perché no, della letteratura?

La risposta e la speranza risiede nelle molte presentazioni, realizzate proprio nelle librerie o per esempio in biblioteca. Racconti nella rete dà spazio alle voci importanti e ancora nascoste di molti autori e le raccoglie tutte nelle pagine di un libro. I mestieri si confondono: avvocati,  professori universitari, casalinghe, disoccupati, tutti diventano scrittori per un giorno. Ma non è un motivo di disonore questo, tutt’altro, poiché nel racconto, nell’entusiasmo degli interventi dal vivo, che restano nelle immagini dei video e nelle presentazioni fatte un po’ in tutta Italia, alla fine l’entusiasmo viaggia e ci saluta proprio dalle pagine di un libro, qui si custodisce la scintilla della creatività, che prelude magari alla grande impresa di un ottimo romanzo di domani.

Scrivere un racconto è in fondo inseguire quest’emozione. Tratto dall’edizione 2010 ecco un frammento che colpisce particolarmente, un invito a cercare quest’antologia in libreria. Di Francesca Branca, il primo giorno di scuola:

“E sì che il primo giorno di scuola è sempre il primo giorno di scuola. Non solo il primo di quest’anno, ma il primo di sempre. Vai in prima elementare, c’è l’ansia, la paura del nuovo. Almeno per me. Per mia figlia non lo so; le emozioni, a sei anni, si tengono dentro. Abbiamo messo la sveglia alle sette in punto, non ho capito perché visto che la scuola è giusto al di là della strada. […] Abbiamo avuto paura che il tempo non ci sarebbe bastato. […]Sono un operaio specializzato in cassa integrazione. […]In casa nostra è mia moglie che esce per andare a lavorare. Lavorare poi, anche questo è un parolone. […]Ogni tanto torna a casa: licenziata. E poi invece serve personale e la richiamano.[…] La campanella è suonata. La campanella del primo giorno di scuola. Guardo mia figlia che entra. Inciampa su uno scalino e la maestra la sgrida pure. Le dice: – Oh, e vuoi fare attenzione?! E allora mi sento ancora di più una merda, perché se avessi avuto anche io la macchina grande, forse la maestra l’avrebbe accarezzata e l’avrebbe invogliata a entrare senza spaventarla. […] Tutti sanno, come lo so anch’io, che passerò la mattinata senza fare niente. Al massimo andrò al bar tabacchi, a cento metri da qui, e spenderò due euro per il gratta e vinci. Due euro, tanto mi costa l’illusione.”

Ho scelto questo frammento perché in pochissime righe esprime appieno la forza e l’immediatezza del racconto. Assomiglia alla nostra vita di tutti i giorni, accenna alle difficoltà, alla speranza, all’illusione e alla meraviglia di scrivere, che spesso è un po’ come crescere, e magari il nostro primo racconto era nascosto in un tema, quando andavamo a scuola. 

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