“Amok” degli Atoms For Peace

di / 4 marzo 2013

L’Amok è una sindrome del sud-est asiatico che si manifesta con un eccesso di rabbia cieca e delittuosa; chi ne è colpito, al termine dello sfogo si accascia a terra senza ricordare nulla dell’accaduto. Questo tipo di violenza viene ben rappresentata nell’artwork del disco degli Atoms for Peace, uscito ufficialmente lo scorso 25 febbraio, che non solo riprende The Eraser, l’opera prima solista del cantante Thom Yorke, ma ne è l’ideale seguito. Come la copertina, curata anche in questo caso da Stanley Donwood, in cui i dettagli dell’apocalittico disegno si fanno più definiti, anche l’album risulta musicalmente più pieno. La band che accompagna il musicista di Oxford è nata per portare The Eraser dal vivo. In un secondo momento poi si è riunita per delineare la struttura di Amok. Si tratta di un vero supergruppo di amici, fra i quali militano il bassista dei Red Hot Chili Peppers Flea, il produttore dei Radiohead Nigel Godrich, il percussionista brasiliano Mauro Refosco e il batterista Joey Waronker

Da subito quindi si può intuire quanta carne c’è al fuoco rispetto al primo disco molto più minimale. “Before Your Very Eyes” apre le danze con un ritmo incalzante, in cui le percussioni afro vanno ad accompagnare il cantato di Yorke in un brano piuttosto ipnotico.

Lo sperimentalismo è estremo, a tal punto che si nota la mancanza di un vero e proprio “singolo orecchiabile”. Yorke infatti porta avanti un lavoro con l’elettronica davvero particolare, senza tralasciare la parte umana capace di governare il tutto, come ha sostenuto in una recente intervista. Un esempio è “Judge Jury and Executioner” che tratta del potere e di chi lo subisce.

Con “Default” le cose cambiano: il brano ha un forte pathos dato soprattutto dal contrasto fra le tastiere suonate come fossero archi e un mix di beat e percussioni che rendono la struttura musicale quasi nervosa. In “Ingenue” è ancora un basso molto filtrato a dominare, a cui la voce di Yorke aggiunge un cantato dal groove vagamente dance. “Droppedinvece parte lenta e poi accelera con l’inserto di basso e drum-machine che sembrano perpetrare il sound della canzone precedente.

Ogni canzone di Amok è molto complessa e spesso si toccano i cinque minuti di durata. Come detto precedentemente, l’evoluzione dello sperimentalismo di Yorke è estrema e rende Amok un disco sicuramente importante.  Non un semplice divertissement dai Radiohead, come fu la prova precedente dell’eclettico cantante e compositore.


(Atoms For Peace, Amok, XL Recordings, 2013)

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