[NTF6] La prima settimana: “Spam”, “Lo spopolatore”, “248 kg”

di / 13 giugno 2013

Che cosa sta offrendo il Napoli. Teatro Festival Italia 2013? Al momento il cartellone principale ha deluso le aspettative. Nella prima settimana di programmazione, abbiamo seguito Spam di Spregelburd e Lo spopolatore, la ricerca teatrale di Brook sul testo di Beckett. La delusione è cocente: mancanza di idee, lavori vuoti e tanta sciatteria.
Molto bene, invece, il Fringe Festival, la rassegna indipendente del Napoli. Teatro Festival Italia e 248 kg della Compagnia Esiba Teatro ne è un fulgido esempio.
Ci saranno colpi di scena nei prossimi giorni? Ve lo racconteremo nel prossimo report!


Spam– Rafael Spregelburd & Lorenzo Gleijeses

Spam di Spregelburd è un lavoro sulla ricerca della propria identità partendo dallo spam, la cosiddetta spazzatura digitale. Teoricamente è l’opera più completa di Spregelburd perché unisce musica e suoni dal vivo, video documentari e un testo componibile in base ai numeri estratti dall’attore, una sorta di “gioco del mondo” cortazariano.
Sulla carta, un potenziale capolavoro ma, in pratica, in scena è il festival del vuoto, un grande bluff. Grande perché c’è un testo attento a mescolare tra loro elementi provenienti dalla cultura pop contemporanea e suggestioni linguistiche derivanti da Lacan e Žižek. Grande perché concettualmente mette in scena un umano post-moderno affatto banale. Eppure lo spettacolo, tolti i primi dieci minuti, non funziona : il processo di ricombinazione degli eventi, per quanto divertente all’inizio, dopo un po’ annoia, la recitazione – tranne pochi guizzi – è piatta e, a parte pochi momenti fortunati, tutto appare fuori contesto. Spregelburd e Gleijeses non approfondiscono concettualmente il rapporto tra l’identità del professore Mario Monti, protagonista dello spettacolo, e il rifiuto, lo spam. Preferiscono “alleggerire” il lavoro con inserti comici, alcuni davvero notevoli, e non portare avanti uno spettacolo più strutturato. Perché approdare, quindi, a un teatro integrale, a una Sprechoper, cioè un’opera parlata, se non ci sono i presupposti per distruggere le banalità del teatro contemporaneo?


Lo spopolatore– Peter Brook

Lo spopolatore è un racconto breve di Beckett, scritto in lingua francese tra il 1965 e il 1970. Peter Brook, uno dei registi più importanti di teatro, lo mette in scena secondo il modello delle «residenze creative» fortemente voluto dal direttore del festival Luca De Fusco. Da metà maggio, infatti, è a Napoli a lavorare sul testo con Miriam Goldschmidt, una delle più grandi attrici del teatro tedesco e già con lui nel Mahābhārata.
Il pubblico è introdotto all’interno di un cilindro, dalla circonferenza di 50 metri e 16 metri di altezza, nel quale, lungo la parete circolare, si ravvisano delle nicchie che sono accessibili solo da vecchie scale a pioli. Un luogo infernale, abitato da esseri di entrambi i sessi e di qualsiasi fascia di età, dove non c’è possibilità di redenzione, un inferno dantesco.
Beckett dapprima analizza, con approccio quasi documentaristico, le atmosfere e poi, con lo stesso tono, come se disponesse di una macchina da presa, fa uno zoom su alcuni aspetti crudeli e inenarrabili.
Ma che dire della regia e della ricerca teatrale di Peter Brook? Francamente deludente e imbarazzante! La Goldschmidt recita, copione alla mano, ed è visibilmente ingabbiata all’interno dei fogli che legge, la scena presenta solo quattro scale appoggiate alle pareti del fantomatico cilindro e non c’è mai un reale coinvolgimento del pubblico.
Brook è uno dei rari registi di teatro che ha saputo coniugare l’innovazione alla tradizione. La cattiva riuscita del suo progetto dipende da lui ma anche da una miope direzione artistica che non ha saputo valutare altre strade per mettere in pratica, in diverso modo e proficuamente, la sua esperienza di maestro indiscusso del teatro del Novecento.


248 kg– Compagnia Esiba Teatro (Fringe Festival)

Una curiosa novità ce la fornisce il Fringe Festival, la rassegna “off” di Napoli. Teatro Festival Italia. Si chiama 248 kg ed è la storia di un «ciccione», come recita la cartella stampa.
Benno, un ragazzino di provincia tondo e paffuto prende per mano il pubblico in sala introducendolo nel suo mondo ingenuo e fragile. Lui, protagonista di una vita che non ama, si è addossato il peso delle cattiverie di un mondo spietato, in cui dominano pregiudizi e illusioni e che non va oltre la cortina dell’apparenza.
La messa in scena della Compagnia Esiba Teatro è interessante, densa di spunti e assolutamente non accademica. Lo spettacolo ha un suo respiro preciso, talvolta accelerato, altre volte lento, misurato. Ultimo episodio della Trilogia della sconfitta scritta da Tommaso Di Dio, 248 kg è un lavoro pregevole, scevro da intellettualismi – e una tematica del genere avrebbe potuto scatenare barocchismi nella scrittura di ogni sorta – ma soprattutto intelligente. Perché si può fare teatro anche con pochi elementi ma se ci sono tantissime idee in gioco, come nel caso di questo lavoro, il risultato sarà senz’altro più che positivo.

Napoli. Teatro Festival Italia
dal 4 al 23 giugno 2013

Consulta qui il programma completo del festival.

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