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Varia

“Lo Schiaccianoci”,
regia di Mario Piazza

Al Teatro Quirino, per festeggiare i dieci anni del Balletto di Roma

di Giorgia Basili / 22 dicembre

Il 22 e il 23 dicembre al Teatro Quirino torna Lo Schiaccianoci con la partecipazione speciale di André de la Roche. Le musiche di Čajkovskij sono un leit-motiv che ci ricorda la nostra infanzia, incredibilmente semplici e ricche di variazioni. Il “Trepak”, o “Danza russa”, il “Valzer dei fiori”, la “Danza della Fata Confetto”, bastano poche note per farci tornare alla mente i funghi, le fate e le orchidee che danzano nel cartone animato Walt Disney Fantasia. Eppure Lo Schiaccianoci rielaborato nelle coreografie da Mario Piazza e nella stesura drammaturgica da Riccardo Reim riesce a trasportare in un sogno a occhi aperti. Inquietudine, meraviglia, ironia, comicità sono gli ingredienti della trasposizione del Balletto di Roma. Eliminati i fronzoli e le lucine natalizie, emerge uno spettacolo pulito ma non sobrio, sensazionale ma non eccessivo, sensuale senza risultare sboccato.

Non ci sono pacchetti sgargianti, coccarde o alberi di Natale, gli elementi di scena sono ridotti all’osso: degli schermi proiettano contenuti-video che vogliono essere immagine dell’alienazione attuale. Nell’“Overture” Clara e Fritz litigano per il controllo del telecomando, lo tirano a sè come un tesoro ambito, non una bambola nè un soldatino bensì un nuovo giocattolo infernale che accomuna nel genere e insieme divide mentre la televisione ospita bombe e fumogeni, flash di disastri che passano indistintamente. La violenza non ha un nome ma ha colori alletanti, di un pop baluginante che lascia indifferenti o intriga sadicamente, senza cenni di resistenza nè scalpore: la guerra è farina quotidiana. I bambini non hanno diritto alla loro infanzia, vengono catapultati fin da subito in una realtà che ha perso sia bussola che punti cardinali.

Qualcosa che ha il sapore di unattrazione, non ancora del tutto esplicita, aleggia tra Clara e Fritz, i dispetti delluno si compensano con le vanità dellaltra in un gioco che stigmatizza le regole del mondo adulto. Questa versione del famoso balletto vuole significare un viaggio, il percorso dalladolescenza alletà adulta, nella psicologia che si incarna nei gesti e nelle azioni, nelle instabili costruzioni della mente. Clara è una bambina cresciuta in fretta, gioca con il suo tutù da ballerina con malizia estremamente provocatoria. Larrivo di Drosselmeyer, stravagante figura stregonesca che, come un burattinaio, muove le sue bambole meccaniche con gesti intimidatori e plateali, sconvolge Clara e la trascina in un vortice di sensazioni conturbanti: è il dono dello Schiaccianoci a scatenare il nonsense emotivo. Lo scontro con i meccanismi segreti e ambigui del desiderio porterà la ragazza in un crescendo di consapevolezze e di verità relative al proprio essere. Lo Schiaccianoci risulta essere la chiave, la metafora incarnata del paradosso: il sogno e la realtà hanno una matrice comune.

André de la Roche, nel doppio ruolo di Fata Confetto e Schiaccianoci, è un danzatore di origine corso-vietnamita (adozione americana) lanciato giovanissimo da Bob Fosse nel ruolo solista di Dancing. Più che nel ruolo dello Schiaccianoci, la sua bravura e la sua verve espressiva emergono nel ruolo della Fata Confetto: trasformatasi dall’aggrazziata figura del balletto russo in un dispettoso bambolone dalla veste rosa schocking in gomma piuma, abbondante décolletè, una piramide di roselline finte come copricapo e tacchi stile Luigi XIV.

Nonostante la sagace interpretazione di de la Roche il pubblico potrebbe sentirsi smarrito e confuso, non essendo i personaggi chiaramente definiti e la storia completamente rivisitata: nel secondo atto non è lo Schiaccianoci a trasformarsi in Principe bensì lo stesso Fritz che guida Clara in un incantevole passo a due, senza troppi arabesque, sinceramente toccante in un’atmosfera da chiaro di luna.

Un plauso a parte va alla bellezza minimale dei costumi e delle scene di Giuseppina Maurizi. I body realizzati dalla Sartoria Farani di Roma aderiscono alla pelle come un guanto, in un effetto elegante di quasi-nudo che svela i movimenti e sprigiona il linguaggio dei corpi tonici, liberando i ballerini da ogni impedimento e dalle stratificazioni accessorie. La scenografia è stata realizzata inoltre con la collaborazione della Facoltà di Architettura della Sapienza.

Va infine ricordato che Lo Schiaccianoci non solo festeggia una ricorrenza speciale ma è solo il primo di un ciclo di appuntamenti dedicati alla danza, dalla classica alla contemporanea, dall’acrobatica al circo comico musicale che daranno al Quirino una veste ancora più sfaccettata.

 

Lo Schiaccianoci

Balletto di Roma
con la partecipazione straordinaria di André De La Roche
nel ruolo di Fata Confetto / Schiaccianoci

regia e coreografia Mario Piazza
musica di Petr Il’ic Cajkovskij
libretto ed elaborazione drammaturgica Riccardo Reim
maitre de ballet e ass.te alle coreografie Ludovic Party
scene e costumi Giuseppina Maurizi
light designer Emanuele De Maria
video realizzati da Tiziana Amicuzzi, Emanuela Bonella, Raffaella Bonsignore
costumi realizzati da Sartoria Farani di Roma
scene realizzate da Opera Scene Europa s.r.l

Roma, Teatro Quirino – 22/23 dicembre

LA CRITICA - VOTO 7/10

Una danza che cattura lo sguardo, calamitandolo passo dopo passo in un crescendo di sensazioni e stupore.