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Musica

“Common As Light And Love Are Red Valleys of Blood”
di Sun Kil Moon

Il manuale di Mark Kozelek sulla scena indipendente americana

di Giada Ferraglioni / 24 febbraio

Common As Light And Love Are Red Valleys Of Blood di Sun Kil Moon è una cosa lunga ed estremamente difficile. Il nuovo album di Mark Kozelek, ex Red House Painters, contiene gran parte dei nuovi propositi cantautorali del panorama americano indipendente.

È sempre stato praticamente ovvio che il futuro della musica indipendente e avanguardista si sarebbe rivelato nelle linee di basso, nelle lente e allungate ritmiche delle batterie, nel minimalismo delle chitarre centellinate e nella distorsione dei suoni. Un progressivo allontanamento dalle travolgenti onde melodiche; un progressivo allontanamento dalla musica, se la intendiamo nel senso in cui siamo abituati ad intenderla. Gli egocentrici assoli degli strumenti cardine dell’architettura classica della canzone si fanno ormai umilmente da parte. Per lasciare spazio a cosa, però, per molti versi rimane ancora un interrogativo. Eppure, la recente furia con la quale le culture rap e hip-hop hanno iniziato ad essere saccheggiate, ci stava mostrando la via maestra con tanto di insegne al neon.

Pochi ma centrali esempi: You Want it Darker di Leonard Cohen , 22, A Million di Bon Iver e, appunto, Common As Light And Love Are Red Valleys of Blood di Sun Kil Moon.

Tutti hanno in comune un nuovo modo di intendere lo strumento vocale, non più nella sua dimensione di farsi musicale. Al contrario, la voce non si fa melodia, quasi non segue più i groove ripetitivi e martellanti – che certo restano (perché si parla pur sempre di album), ma come sostrato evocativo di ciò che la voce sta raccontando. È la musica che si piega e si appiglia alla narrazione, non viceversa. Un ribaltamento di prospettiva che sperimenta un nuovo tipo di impostazione formale e che sembra farci assistere alla nascita di un neorealismo artistico musicale, che individua l’uomo-artista nel linguaggio parlato e definisce le sue emozioni, i suoi ambienti, attraverso la trama degli strumenti di sottofondo.

Questo non vuol dire affatto, però, che le musiche non siano studiate o si affidino a strategie già esistenti – siamo ben lontani, ad esempio, dai cantautori menestrelli del secolo scorso. La scelta del componimento armonico non lascia dubbi allo studio e alla ricercatezza che ne hanno preceduto la stesura, e il suono risultante comunica in ogni frazione la spinta innovativa dell’autore.

Tutto ciò fa da sfondo Common As Light And Love Are Red Valleys Of Blood di Mark Kozelek, che lavora affiancato ancora una volta da Steve Shelley dei Sonic Youth, oltre che dal chitarrista di Barzin, Nick Zubeck. La nuova strategia, già col senno di poi intuibile dallo splendido Benji del 2015 (al quale si aggrappa la sesta traccia del nuovo album, “Window Sash Weights”), si dispiega e ripiega lungo sedici brani per un totale di due ore e nove minuti di un lungo flusso joyciano senza regole né particolari virtuosismi canori. Il testo e le nenie sono tanto scivolosi quanto ricchi di ricami su espressioni e frasi ossessivamente ripetute.

Stavolta come sempre, la peculiarità del lavoro di Kozelek è l’estrema autoreferenzialità. In ogni traccia emerge l’ostentazione di voler apparire come un artista indipendente che compone per sé e per i pochi fortunati che saranno in grado di capirlo e che avranno la pazienza di arrivare fino alla fine dell’album (intento chiaro già nella traccia d’apertura, “God Bless Ohio”, lunga più di dieci minuti, e confermato in pezzi come “Stranger than Paradise” e “I Love You Forever And Beyond Eternity”).

Sun Kil Moon ci mette davanti ad uno sforzo e non ci chiede di compierlo, ci provoca con il suo solito fare da divinità che sa e che fa, che guarda solo in se stesso e mai a chi si rivolge. Ma nonostante il progressivo abbandono della linea melodica, nonostante l’arrogante pretesa di interessare infastidendo, di essere ostinatamente inarrivabile, sentire tutto l’album vale la pena. Ne vale la pena non soltanto per quel nostalgico riferimento al mondo del rock, presente in quasi tutte le intro delle canzoni, del quale Kozelek non vuole sbarazzarsi del tutto; ne vale la pena per capire verso dove si sta muovendo quel panorama musicale sul quale tutti si affacciano per trovare quello che sarà il marchio di fabbrica del contemporaneo. E con buona pace di chi mal sopporta gli “spoken word” e le accelerate da ghetto, sembriamo destinati all’arrivo di una valanga di lavori del genere.

(Common As Light And Love Are Red Valleys Of Blood, Sun Kil Moon, Alt-Rock)

LA CRITICA - VOTO 7/10

La voce sovrana, i residui di rock, gli spunti dal rap. Il ritorno in studio del progetto Sun Kil Moon svela ai più pazienti come si muove oggi, in America, chi vuole percorrere strade non battute.