Flanerí

Musica

“Lotta Sea Lice”
di Courtney Barnett & Kurt Vile

Qualche rimpianto di troppo per il duo inedito

di Giada Ferraglioni / 17 ottobre

ll 2015 è stato senza dubbio l’annus mirabilis per Kurt Vile e Courtney Barnett. Il primo scriveva un album quasi beatificato dalla critica, l’altra faceva il suo ingresso nel mondo dei grandi mischiando una forte carica grunge a una freschezza sbarazzina. Quest’anno, dopo un lungo corteggiamento di Kurt Vile, i due decidono di improvvisare una collaborazione transoceanica e tirano su Lotta Sea Lice.

Le cose però, sono meno idilliache del previsto. Lotta Sea Lice è un passo indietro per Vile, che con b’lieve I’m going down aveva trovato l’equilibro perfetto tra se stesso e l’oramai ex angelo custode Adam Granduciel (The War On Drugs), tirando dritto verso un’ostinazione country-blues dalla tecnica impeccabile. Un ristagno, invece, per Barnett, che con Sometimes I Sit and Think, Sometime I Just Sit aveva attirato su di sé i riflettori della scena indipendente dal gusto fino per il disadattato, ma che nel presente featuring non integra con niente di realmente accattivante.

Fatta eccezione per “Over Everything” e “Outta the Woodwork”, la ruvidità che ammicca alle regole accademiche di Rust Never Sleep rimane un po’ inconsistente e a tratti fuori posto, in un album che mixa frettolosamente elementi dell’uno e dell’altra, senza mai far capire realmente chi stia rinunciando a cosa per far spazio allo sfizio giovanile di chi.

Molte tracce del disco, infatti, rimandano a lavori precedenti: dal più prossimo It’s a big world out there (and I’m scared) del 2013, praticamente fratello sonoro di Lotta Sea Lice, fino al lontano Smoke Ring For My Halo del 2011, dal quale ripescano “Peeping Tomboy” (qui “Peeping Tom”) per darla in pasto alla voce limpida di Courtney.

Lotta Sea Lice ha tutte le caratteristiche per essere un rimpianto. Per certi versi, il tanto sbandierato tentativo di fusione dei due è riuscito: infilando l’ironia e il garage sound nel gusto di Kurt e lasciando a Courtney la destrutturazione dei testi e delle architetture, il risultato finale abbraccia l’anonimato e si bipartisce equamente tra i due. Ascoltarlo, però, porta con sé un certo sentore di marchingegno che funziona, ma che in qualche modo avrebbe potuto essere qualcosa in più. Avrebbe potuto essere a più dimensioni.

Ma forse è qui la questione: forse Vile e Barnett non volevano puntare in alto, non volevano cercare di superare i loro lavori precedenti. Probabilmente l’intento reale dei due è stato proprio e solamente quello di togliersi il sassolino della collaborazione, di passare del tempo in Australia tra continental breakfast e foto di famiglie allargate, senza fare niente di più che divertirsi l’una a fare l’altro, raccontandosi a vicenda, come due amici che si vedono da qualche parte, senza nessun’altra pretesa se non quella di passare un po’ di tempo insieme. Lotta Sea Lice è un dialogo intimo, un gioco, che seppur ben fatto, rimane ancorato ai crismi del divertissement. Non basta però, per soddisfare le aspettative sulla combo che andavano ben oltre l’impaginazione divertente della copertina dell’album e dell’instagram di Vile.

(Lotta Sea Lice, Courtney Barnett & Kurt Vile, Folk-Rock)

 

LA CRITICA - VOTO 6,5/10

Il mélange tanto atteso tra l’americano e l’australiana porta con sé tutti i crismi del gioco: divertente e frettoloso come solo due artisti spensierati sanno essere.