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Orbán, un precursore del “brave new world” che potrebbe attenderci

A proposito di “Orbán. Un despota in Europa” di Stefano Bottoni

di Andrea Rényi / 7 novembre

«Come riesce un giovane ungherese di provincia a diventare il dominatore incontrastato della scena politica interna e uno degli uomini più discussi d’Europa? Perché trasforma l’Ungheria in un laboratorio illiberale? Come costruisce e rafforza il consenso interno al suo sistema? Quale partita geopolitica gioca stretto fra le alleanze continentali e le potenze globali? E non da ultimo: perché la democrazia liberale è implosa in Ungheria prima che altrove nell’Unione Europea?».

A queste ed altre domande risponde Orbán. Un despota in Europa (Salerno Editrice, 2019) un saggio accurato, analitico e allo stesso tempo sintetico, dello storico italo-ungherese Stefano Bottoni. Con un linguaggio fluido, trasparente, e scevro da ogni politichese, organizzato in nove capitoli, dotato di una ricca bibliografia e di una indispensabile e molto ben congegnata prefazione, il volume si sviluppa lungo il discorso complesso sul fallimento dell’occidentalizzazione politico-culturale della società ungherese. Ne tratta ogni singolo aspetto come per esempio il controllo sociale delle autorità locali, il ruolo di condottiero spirituale assunto da Orbán, l’interdipendenza della politica europea, la questione migratoria, quella dei rom, della massiccia emigrazione degli ungheresi, in particolare dei giovani, e del rapporto del potere con il mondo ebraico.

Assumendosi l’impopolare compito dell’Orbán-Versteher, «colui che lo critica senza sconti evitando condanne a prescindere», Bottoni ricostruisce la storia ungherese dalla caduta del Muro in poi, presenta il ritratto dell’uomo Viktor, descrive le sue trasformazioni «convinto che la sfida politica e culturale che il sistema Orbán rivolge al mainstream europeo richieda da parte dei suoi avversari uno sforzo di analisi che si sono fino ad ora risparmiati di avviare». Naturalmente il libro offre anche una panoramica degli avversari politici e le ragioni delle loro sconfitte: quadri che vengono trattati senza partigianerie e mistificazioni.

L’autore mette a fuoco la diversità di Orbán rispetto agli altri dissidenti dell’Est che agivano da testimonianza morale, mentre il leader magiaro puntava fin da subito alla conquista di un spazio egemone tramite attività razionali. Chiarisce il ruolo del sistema elettorale misto, maggioritario e proporzionale, che già ben prima dell’avvento del Nostro favoriva i partiti di maggioranza relativa. Sottolinea l’importanza del fattore tedesco e prende in esame il passaggio della politica di Orbán da filoatlantica a filorussa.

E narra la storia intrigante del suo sodalizio con Lajos Simicska, proprietario di un impero mediatico, e le conseguenze della fine della loro collaborazione gomito a gomito. Bottoni delinea tutti gli elementi e le circostanze che hanno contribuito, a partire dal 2010, a tre vittorie elettorali consecutive di Viktor Orbán. Successi e mantenimento dei voti dovuti in gran parte alla straordinaria coesione del gruppo dirigente e della base di Fidesz, il suo partito, che quindi ha permesso di porre fine all’imperfetta democrazia postcomunista e ha generato il sesto modello autoritario ungherese in appena un secolo, il cosiddetto NER, acronimo che in italiano sta per Sistema di cooperazione nazionale.

Stefano Bottoni, già autore di numerose pubblicazioni, è stato testimone diretto, oculare, del processo politico ungherese. Fino a qualche mese fa era anche membro dell’Accademia delle Scienze Ungherese, e quando il governo con un decreto mise sotto controllo l’attività, il budget e i temi di ricerca dell’Accademia, partecipò attivamente alle proteste, abbandonando l’Accademia per andare a insegnare Storia dell’Europa Orientale Firenze, quando si rese conto che le proteste non avrebbero portato frutti.

Con questo libro fornisce un contributo essenziale per la storiografia del modello Orbán, che propugna un’idea alternativa di Europa rendendosi l’avamposto della crisi della democrazia liberale. Sono questioni che ci riguardano molto da vicino, lo testimoniano queste parole pronunciate dal capo di governo ungherese pochi mesi fa: «Nel 1990 l’Europa era il nostro futuro, ora siamo noi il futuro dell’Europa».

Orbán. Un despota in Europa è l’analisi comparata del passato recente, il lucido racconto della nascita di un regime autocratico nel cuore della democrazia europea che credevamo inscalfibile; in poche parole un case study fondamentale non solo per comprendere che cosa è successo e sta succedendo in Ungheria, ma per acquisire consapevolezza dei limiti dei nostri sistemi politici, e per capire che potrebbe accadere anche altrove.

(Orbán. Un despota in Europa, Stefano Bottoni, Salerno Editrice, 2019, 304 pp., euro 19, articolo di Andrea Rényi)

 

LA CRITICA - VOTO 8/10

Stefano Bottoni fornisce un contributo essenziale per la storiografia del modello Orbán, che propugna un’idea alternativa di Europa rendendosi l’avamposto della crisi della democrazia liberale.