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Musica

iLiKETRAiNS, dal post-rock al post-punk

“Kompromat”, l'ultimo album della band inglese

di Luigi Ippoliti / 9 settembre

Fino agli inizi del 2010, gli Iliketrains erano sinonimo di post-rock. Senza mai emergere completamente, si ritagliarono una nicchia nella nicchia, risultando un fenomeno tanto suggestivo quanto difficile da metabolizzare. Nella vulgata, superficialmente, sono rimasti questo.  L’Ep Progress Reform e l’album Elegies to Lessons Learnt avevano segnato in modo inequivocabile la cifra stilistica del gruppo di Leeds. I climax tipici del post rock inseriti in una forma canzone quasi canonica; la dilatazione del tempo e pause stile doom;  la tensione perenne e strisciante che si manifestava con esplosioni strumentali; il cantato baritonale mono-tono che raccontava di avvenimenti storici per, poi, raccontare il presente. Oggi, a otto anni dall’ultimo album vero e proprio (pensando a A Divorce Before Marriage come un qualcosa di non prettamente organico nella loro produzione), tornano con un album, Kompromat, che rimette in discussione per l’ennesima volta chi e cosa sono gli Iliketrains.

Se le svolte stilistiche di He Who Saw The Deep, ma soprattutto di The Shallows, miravano a rendersi più intellegibili (camminiamo sui bordi del pop e dell’alt rock, dell’indie), quella di Kompromat è una scelta influenzata dai cambiamenti dell’ultimo decennio. Nessun album del quartetto inglese è mai stato così esplicitamente politico:  il new punk che emerge oggi sembra il medium ideale per gli Iliketrains per traslare il sentimento di impotenza dell’individuo in una società sempre più sotto scacco dalla presenza capillare dei populismi.  In Kompromat l’ansia crescente genera una vera e propria sensazione di claustrofobia che ci proietta in una distopia che è il presente.

Perché dall’ultimo album sono cambiate diverse cose attorno a noi. Trump, Johnson e Brexit. Gli Iliketrains sembrano mutati in toto in risposta agli input di un mondo che sembra trovarsi sempre di più sul punto di autocollassare su sé stesso, dove gli egoismi e i confini sembrano la chiave per il raggiungimento di un equilibrio propedeutico alla felicità. Sembra quasi che la band capitanata da David Martin non potesse non ammettere che le cose stessero veramente cambiando, e lo stessero facendo a fortissima velocità, e la cosa ha avuto l’effetto di stravolgerli completamente. Raccontare questi tempi con le tensioni apocalittiche del post rock probabilmente non avrebbe funzionato e il loro alt rock non sarebbe stato così incisivo.

Il primo a cambiare è proprio David Martin. Il suo cantato, che non è mai saltato agli occhi per una particolare predisposizione melodica  (ma caratterizzante per quello che rappresentano gli Iliketrains) , oggi diventa un vero e proprio spoken che riesce a veicolare il messaggio politico nel migliore dei modi possibili. Al centro della questione, l’ascesa dei populismi e la presunzione bigotta e banale di certe frange politiche di pensare  di poter decifrare il mondo semplificando in maniera ingenua la complessità di tutto ciò che accade.

In The Shallows era internet che stava riscrivendo l’umanità, oggi siamo al passo successivo. Martin ci mette una notevole dose di ironia, sorretto alle sue spalle da un continuum musicale oscuro che martella per quasi 45 minuti, costruito anche attraverso venature che sono state cardine dell’estetica malinconica e dark degli Interpol. Gli Iliketrains rischiano, ma riescono a tenere alta la tensione per tutta la durata dell’album, non scadendo in cliché o soluzioni facili.

Con Kompromat  c’è un passaggio epocale da  “Terra Nova” a “Dig In“, da “Mnemosyne”  a “Patience is a Virtue“. Il salto è notevole e fa una certa impressione. I quattro di Leeds si confermano più grandi del loro successo. Lasciati sempre un po’ ai margini del discorso musicale, hanno saputo narrarsi e narrare diversamente per l’ennesima volta. Con buona pace di Trump e Johnson.

LA CRITICA - VOTO 7,5/10

Gli Iliketrains mutano per l’ennesima volta. Kompromat arriva otto anni dopo The Shallows: se il passaggio dal post rock oscuro degli esordi all’alt rock aveva impressionato, la nuove veste post punk dei quattro di Leeds farà ancora più impressione.