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Libri

Srebrenica privata

“La Salamandra” di Carmine Sorrentino

di Andrea Rényi / 7 dicembre

È passato un quarto di secolo da quei giorni di luglio in cui i soldati di Ratko Mladić presero Srebrenica, separarono donne e uomini, e massacrarono migliaia di bosniaci che si credevano al sicuro sotto la protezione delle Nazioni Unite. Fu il primo genocidio dopo la fine della Seconda guerra mondiale, le vittime, ben 8372, sono ricordate nel memoriale di Potočari. Le notizie filtravano confuse, allora, e per mesi, malgrado la denuncia dei familiari delle persone scomparse, la comunità internazionale esitava a prenderne atto. Da un pezzo ormai sappiamo come sono andate le cose, chi erano le vittime e chi i carnefici, ma l’elaborazione del crimine e della tragedia è tuttora in corso.

La Salamandra (Ensemble, 2020) il romanzo di Carmine Sorrentino, regista, attore e scrittore di origine napoletana, è un contributo ingegnoso per fare i conti con la Storia: la protagonista è figlia di una cubana e di un militare serbo, discendente da una stirpe di cultrici della Santeria cubana, e sofferente di una rara malattia della pelle che in qualche modo è collegata alle sue capacità percettive. È lei, Marisol Stračeviċ, la Salamandra, il ponte fra coloro che diventeranno vittime e carnefici, testimone prima titubante, stupefatta, poi preoccupata, infine proattiva per contrastare il clima d’odio etnico.

L’opera di Sorrentino, che al di là dell’impianto narrativo è anche un preciso ma non pedissequo resoconto dei fatti storici, si avvicina piano alla strage di Srebrenica ma non entra mai nel vivo. Le gira intorno, la circoscrive, ma lascia all’immaginazione del lettore i particolari della mattanza. Preferisce accendere i riflettori su una tragica storia individuale che parte molti anni prima da Cuba, dove nasce l’unione dei genitori di Marisol. La madre è una ragazza senza futuro, una dei tanti giovani cubani condannati alla miseria, lui è un addetto militare serbo di mezz’età che per lei rappresenta un grande salto di qualità. Lui la sceglie, lei lo trova conveniente e accettabile, e rinuncia alla sua isola fatta di mare e di sole per Srebrenica nel montuoso entroterra jugoslavo.

Nasce Marisol, una curiosa combinazione di realtà balcanica, di fantasia, e di percezione extrasensoriale caraibica. «Marisol Starčeviċ si era sentita protetta nel suo Paese. Ne amava ogni pietra e soprattutto l’area montuosa che lo circondava come una corona. Le piaceva l’operosità della gente, la saggezza degli anziani, la gentilezza rude degli uomini e la goffa civetteria delle donne che si struggevano dietro le melodie languide dei canti popolari. Ciò che però la emozionava sopra ogni altra cosa era assistere alla tradizionale danza kolo, un ballo di gruppo di grande energia».

Sorrentino crea una serie di intrecci poetici, intessuti di magia e allo stesso tempo realistici, che vedono la famiglia di Marisol legata con più fili alla famiglia bosniaca dirimpettaia. La politica, la disgregazione e i conflitti etnici iniziano ad avere il sopravvento sulle storie individuali fino a travolgerle completamente. Il lettore segue passo passo la radicalizzazione delle posizioni, è testimone di come uomini comuni non dediti all’odio nei confronti dell’altro possano diventarlo apparentemente senza ragione. Come la bellicosità, la violenza prima verbale poi fisica si possono trasformare nel fine ultimo dell’esistenza umana.

Ci sono due capitoli che sembrano vivere vite autonome nel romanzo e toccano le corde anche del lettore non incline al sentimentalismo: il rapporto fra madre e figlia che da un certo momento in poi diventa epistolare, e la storia d’amore di Marisol. Ingentiliscono e rendono molto umana la trama altrimenti dura e senza speranza. Nell’economia del romanzo risulta invece forse sbilanciato lo spazio narrativo dedicato alla magia, alla Santeria, seppure il tema è affascinante e trascinante.

Nell’insieme La Salamandra è un’opera letteraria di indubbio valore: lo stile, la scrittura, veicolano senza inciampi la trama, riflettono bene l’atmosfera, il clima di quei tempi e di quei luoghi. Il prodotto finale è una lettura interessante, una storia non facilmente dimenticabile. Un apporto alla conoscenza di una storia tragica, presentata con argomenti e mezzi insoliti, e in una forma qualitativamente alta. Di solito non se ne fa menzione, invece si dovrebbe: i libri sono opere collettive, la bravura dell’autore non è sufficiente, ci vuole un buon lavoro redazionale, e La Salamandra è il buon risultato anche di chi in redazione l’ha revisionato.

 

(Carmine Sorrentino, La Salamandra, Ensemble, 2020, 250 pp., euro 16, articolo di Andrea Rényi)