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Cinema

Nessun posto dove riposarsi

Su “The Father” di Florian Zeller

di Elisa Scaringi / 9 luglio

Il cinema non è nuovo al racconto della vecchiaia. The Father – Nulla è come sembra affronta l’argomento in maniera singolare, orientando la macchina da presa sulle allucinazioni di un malato di Alzheimer, un Anthony Hopkins da Oscar, vincitore della sua seconda statuetta come miglior attore protagonista.

L’attore gallese veste i panni di Anthony, un anziano diviso fra le preoccupazioni della figlia Anne, alla ricerca di una nuova badante che lo assista; l’ostilità del genero, un uomo non proprio compassionevole; il ricordo dell’altra figlia, Lucy, resa presente attraverso un quadro. Per tutto il film, e alla fine soprattutto, nulla è come sembra: i volti, i nomi, la casa, le parentele, gli avvenimenti. La storia non è altro che una continua fantasia del protagonista: la realtà è quella vissuta dallo sguardo di un malato di Alzheimer, che confonde e dimentica, perso nelle sue allucinazioni.

The Father ricorda molto la pellicola italiana Tutto quello che vuoi, nell’affermare che una patologia non può cancellare del tutto la vita vissuta, gli affetti e i sentimenti. Anche in quel caso il protagonista è un anziano alle prese col proprio presente labile e confuso, accompagnato per mano da un giovane badante che, grazie a lui, entra nel mondo con un tesoro nelle scarpe. Come si sa, però, ogni malato di Alzheimer indossa la patologia a modo proprio: se Giorgio è bloccato nei ricordi di un passato lontanissimo (la seconda guerra mondiale), Anthony si sente al sicuro tra le mura di quella che pensa essere la sua casa, coccolato dal pollo che gli prepara Anne e dal quadro della giovane Lucy, con l’unica preoccupazione di ritrovare l’orologio che puntualmente non indossa al polso.

Entrambi non mostrano alcuna indole all’angoscia, come invece accade in Still Alice, dove la protagonista vive il dramma di una forma precoce della malattia. Anthony e Giorgio sono due anziani inconsapevoli del proprio stato, che considerano come una cosa normalissima vivere nel passato oppure dimenticare elementi di nessuna importanza. Sembrano quasi non sentire il peso della malattia: mentre chi li circonda è afflitto dalla pena di una situazione incomprensibile, loro stanno “beati”, nell’innocenza di una vecchiaia che trascorre tra gli oggetti sicuri di una vita che ormai si è conclusa, nel bene e nel male. Se Alice si prepara, e con lei tutta la famiglia, a trascorrere un futuro pieno di dimenticanze, Anthony non vuole rinunciare al suo passato: perché accettare una badante quando ha una figlia amorevole che si prende cura di lui? Perché abbandonare una casa sicura per accontentare un genero poco compassionevole? Perché rinunciare al proprio orologio quando il tempo degli altri non corrisponde al suo?

The Father inizia quasi come un thriller, si trasforma in una commedia amara, per concludersi con il senso di vuoto legato alla verità. In mezzo, i segnali di una malattia invadente: l’orologio perennemente in giro per la casa, la forchetta dimenticata nella giacca, l’incapacità di distinguere un sogno dalla realtà.

L’opera prima del francese Florian Zeller, adattamento cinematografico della sua pièce teatrale del 2012, è davvero ben riuscita, soprattutto nel passaggio finale del bambino interiore che si sente abbandonato: «Mi sento come se stessi perdendo tutte le mie foglie. I rami e il vento e la pioggia. […] Non ho più nessun posto dove riposarmi. Ma so che il mio orologio è al polso. Per il viaggio».

The Father ci insegna a guardare la demenza senile, e l’Alzheimer in particolare, con tenerezza e compassione, andando al di là della fatica che essa può suscitare nelle persone che si prendono cura degli anziani. Tutto parte da una domanda, che è la stessa alla quale ogni famiglia dovrebbe tenere a mente nella tutela dei nonni: «Mi stai abbandonando. Cosa ne sarà di me?».

(The Father – Nulla è come sembra, di Florian Zeller, 2020, drammatico, 97’)

LA CRITICA - VOTO 9/10

The Father è un film equilibrato, prima opera cinematografica del drammaturgo francese Florian Zeller. Ricorda il teatro nell’ambientazione casalinga, che mette al sicuro dagli spazi aperti e rimanda al mondo interiore di un anziano alle prese con gli scherzi della mente. Anthony Hopkins veste in maniera magistrale i panni di un uomo in crisi, che ha paura di rimanere solo, incapace di rinunciare alla propria vita.