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Cinema

I 93 giorni di Maidan 

Alle origini dell’invasione in Ucraina

di Elisa Scaringi / 11 marzo

La guerra in Ucraina sta occupando con insistenza i nostri pensieri da circa due settimane. Rispolverare un documentario Netflix del 2015, Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, può aiutarci a capire meglio le origini del conflitto. Fa male scoprire che il grido pacifico di giovani, donne, bambini e cittadini comuni abbia innescato tensioni, guerriglia urbana, pestaggi, morti e feriti. Tutto per difendere e conquistare la libertà e la dignità umana.

Questo è l’asse portante delle manifestazioni passate alla storia come “Euromaidan”, dall’hashtag diffuso sui social per darsi appuntamento dal 21 novembre 2013 al 23 febbraio 2014 nel centro di Kiev. Lo scopo: opporsi pacificamente alla decisione del parlamento di non sottoscrivere più gli accordi di libero scambio con l’Unione Europea. Per questo lo slogan unisce il sogno del popolo ucraino di avvicinarsi con sicurezza all’UE (euro-) con il nome di una piazza (-maidan), intitolata all’indipendenza del paese. La Russia, però, è un’osservatrice silenziosa, gioca d’astuzia col presidente di allora, Viktor Fedorovyč Janukovyč: lo ammalia portandolo dalla sua parte e allontanando l’Ucraina dal sogno europeo.

Quando fugge di nascosto, dopo la battaglia più irrazionale e sanguinosa contro la piazza scatenatasi tra il 18 e il 20 febbraio 2014, quella perpetrata dalle berkut (unità speciali antisommossa, poi sciolte a seguito delle proteste), si rifugia proprio tra le braccia dell’amico Putin. È a questo punto che si innesca una spirale di guerra silenziosa, che vede le forze russe occupare la Crimea, annessa nel marzo 2014 alla Federazione Russa dopo un referendum non riconosciuto dall’Unione Europea, dalla Nato e dalla maggioranza dei paesi ONU, e correre in soccorso dei separatisti in Ucraina meridionale. Nonostante la firma successiva dell’accordo con l’UE, dopo la fuga e l’impeachment di Janukovyč, la Russia non ha distolto il proprio sguardo: ha continuato a diramare con pazienza la trama della violenza, fino ai tragici fatti dello scorso febbraio.

Oggi più che mai, il racconto di quanto accadde nel centro di Kiev, tra Piazza Indipendenza e il Monastero di San Michele, mette i brividi. Quelle immagini, girate dalla squadra di cineasti del regista Evgeny Afineevsky, ricordano con atroce realismo l’Ucraina di oggi: la violenza ingiusta e i morti innocenti. Perché una protesta nata in nome della pace si trasformò in una carneficina durissima e senza scrupoli: 125 morti, 65 dispersi e 1890 feriti. Eppure, dopo tutta la crudeltà realissima e sconcertante documentata dalle telecamere, la speranza non sembra essere ancora svanita del tutto.

«Musulmani, ebrei, cristiani di varie chiese, buddisti e persone che non avevano un credo definito si sono trattati tutti con rispetto», tentando di dimostrare alla Russia che «nessuno mette in ginocchio una persona libera». In realtà, tutto quel dolore ancora non si è esaurito: c’è stata una vittoria apparente dell’Ucraina, una finta tregua sottovalutata da molti, che ora si sta scatenando con tutta la sua crudeltà.

Chi non ha un abbonamento Netflix ma desidera comunque guardare Winter On Fire può trovare il documentario integrale sul canale YouTube ufficiale di Netflix.

(Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, di Evgeny Afineevsky, 2015, documentario, 97’)

LA CRITICA - VOTO 9/10

Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom, documentario Netflix del 2015, racconta le origini della guerra di oggi, e di un’Ucraina che lotta per la propria libertà, senza filtri o analisi partitiche. A Piazza Maidan, nel centro di Kiev, le manifestazioni e gli scontri nell’inverno tra il 2013 e il 2014 ci mostrano da dove tutto è partito