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Cinema

“Biancaneve e il cacciatore” di Rupert Sanders

di Giulio Giandoso / 23 luglio

I film come Biancaneve e il cacciatore sono la ragione per cui scrivo di cinema. Perché se ci fossero in giro più persone come me – sono un bravo ragazzo, presentatemi pure la sorellina, tranquilli – a scrivere recensioni, invece dei babbuini incompetenti e servili le cui fregnacce mi tocca leggere, altre persone come me non butterebbero ai maiali i loro soldi per vedere della vera robaccia. Basta accendere la tv ed è gratis.

Innanzitutto preciso che è colpa mia, siamo sinceri: mi piace il fantasy. Cosi quando mi han parlato di una affascinante rilettura della fiaba, in cui un cacciatore insegna a Biancaneve le arti della guerra, ho iniziato a sbavare. Quando poi ho visto il bel trailer, con la Theron che fa le magie e si trasforma in corvo sono praticamente saltato sulla poltroncina e ho iniziato a mormorare «devo vederlooo», spaventando la poverina che era con me. Che non c’è più stata. Non vi dico quindi la mia rabbia: innanzitutto il cacciatore non le insegna un bel niente a quella imbranata, figuriamoci a indossare un’armatura. Poi la Theron non si vede nuda se non di schiena quindi meglio la pubblicità del Martini… E non venitemi a parlare degli effetti speciali perché io odio gli effetti speciali e odio il 3D quindi me ne frego che ci sia lo specchio magico fatto da dio e gli animaletti e le fatine, se hanno deciso di risparmiare sulla storia.

Infatti non succede un bel niente. Biancaneve è una povera scema all’inizio (e faccio notare che è perfettamente normale che sia incapace di vivere, dopo 6 anni passati in una torre) e lo rimane per tutto il film, completamente in balia degli eventi, finche alla fine sale su un cavallo e guida i suoi uomini in battaglia. E nessuno mi spiega perché: mi pigliate per scemo? Possibile che nessuno dei diecimila studenti che han fatto il DAMS, che han visto l’anteprima e che infestano tutti i blog, giornali e riviste del nostro vivere quotidiano si sia accorto che manca la storia? Che se vuoi raccontare qualcosa non basta che l’eroina sia prescelta (da chi? perché?) per poter compiere il suo Destino? Deve anche subire una metamorfosi e accettare la sua vera natura mettendo in pratica quello che ha imparato: «Usa la Forza, Luke» o qualcosa del genere. Sennò succede qualcosa di molto brutto: lo spettatore si sente preso in giro e scanserà come la peste regista e produttore. Perche è spesso colpa del produttore se il film è orrendo, e io non sapevo che costui fosse lo stesso di Alice in Wonderland e Johnny Depp.

Poi vediamo, che altro? Ah sì, il principe: Perché ha un’arma da codardo come l’arco mentre il cacciatore ha un’ascia da guerra? Si sono scambiati posto nella culla quei due? Hanno tagliato una scena importante o cosa? Sorvoliamo.

Sorvoliamo su tutto, sorvoliamo sulla protagonista inespressiva, sui motivi della cattiva (che non si capisce nemmeno dal suo flashback perché odi gli uomini , mistero) sulla morte dello Spirito della Natura copiata di sana pianta da Miyazaki (tra l’altro, se dovete fare una schifezza fatela bene: fatelo ammazzare dal supercattivo, non da uno squallido mercenario) sulle fatine buone che sembravano dei mostri da spiaccicare. Sorvoliamo sui nani inutili (guaritori?davvero? e da quando?) ma non su due cose, gli errori che stanno trascinando alla rovina il cinema. E cioè la convinzione che l’eroe debba restare così com’è, che serve esclusivamente a far sì che adolescenti grassi, foruncolosi e incapaci si identifichino con lui/lei e riempiano le sale vivendo l’illusione di poter essere un giorno amati per quello che sono, senza sbattersi, e la convinzione – pure peggiore – che gli effetti speciali possano sostituire la trama. Inetti


Consigliato a: adolescenti foruncolose e obese sotto i quattordici anni. Studenti del DAMS. Sceneggiatori falliti con tendenze suicide: è la volta buona che si fan valere o si ammazzano per la disperazione.