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Musica

“Ecco” di Niccolò Fabi

di Maria Luisa Maricchiolo / 7 gennaio

«Tendere il mio arco fino a non potere fare di più». Sembra ripartire da questo verso di qualche anno fa (tratto da “Evaporare”, contenuto in Novo Mesto) Niccolò Fabi con il suo ultimo disco, Ecco. Una citazione intersemiotica, o se preferite un cortocircuito della memoria e del cuore, quella che balza ai sensi di chi si ritrova tra le mani il nuovo album. Il cantautore romano nella foto di copertina è ritratto come un arciere. Un arco in tensione e una freccia che sta per essere scoccata. Il percorso che seguirà, ci piace immaginare, lo possiamo conoscere ascoltando i brani contenuti in Ecco.

A partire da “Una buona idea” fino a “Ecco”, l’autore ci presenta undici brani ciascuno con sonorità diverse, e tutti splendidi. Non c’è all’interno del disco un’esplicita ricerca di compattezza tematica, o per lo meno non ce n’è la preoccupazione. E questo si sente e concede grande respiro ai pezzi.  La bravura di Fabi, sia come cantautore che come musicista, sta nel riuscire a declinare la sua profondità e finezza attraverso suoni e atmosfere musicali eterogenee. In “Io”, l’introspezione sull’individualità e la riflessione sull’egocentrismo imperante avvengono a ritmo di reggae. Con “Elementare” siamo sfiorati da una melodia delicata come una carezza e da un testo di una grazia intraducibile, «come un bacio in una favola».

A seguire, “Le cose che non abbiamo detto”, ci destano e vengono a «disturbarci il sonno». Le parole del brano andrebbero ascoltate ogni volta che ingoiamo un pensiero invece di esprimerlo, quando rimandiamo una dichiarazione. E ogni volta in cui pensiamo di non avere più tempo per dichiarare, per confessare, per ammettere, per mettere a tacere le difese.

Di partenze necessarie per tornare, e scoprire ciò che molto spesso si perde vista poiché troppo vicino, ci raccontano le canzoni “Sedici modi di dire verde” e “Lontano da me”. Due maniere distinte ma complementari di cercare e cercarsi, l’una immergendosi «ai confini del niente» e l’altra prendendo le distanze dalla pesantezza di sé stessi.

Niccolò Fabi torna a farci dono di parole che nutrono e musiche che vestono, con la sensibilità e la precisione filologica che gli appartengono. E non si ripete mai uguale, anzi: riesce a sorprenderci.Ecco è un disco libero, senza una definizione e genere. Un lavoro pieno di passione e condivisione. Nel settimo album si respira, molto più che nelle opere precedenti, un’atmosfera di lavoro corale.

Il testo di “Una buona idea”, per esempio, è stato scritto insieme a Stefano Diana e la voce di Fabi è accompagnata da quella di Roberto Angelini. La squadra di arcieri/musicisti convocata dall’autore romano vede schierati: Roberto Angelini, Daniele Rossi, Gabriele Lazzarotti e Fabio Rondanini che, con il loro apporto, arricchiscono di entusiasmo e bravura l’album.

In attesa del tour teatrale che partirà a gennaio, vi invitiamo a lasciarvi sorprendere dalla luce di Ecco.  Preferiamo non aggiungere altro. Perché? Perché la bellezza non si spiega, ecco.

(Niccolò Fabi, Ecco, Universal, 2012)