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“I Borgia” di Neil Jordan

di Martina Baratta / 5 febbraio

La storia è un grande contenitore a cui attingere per trovare ispirazione  o riciclare eventi: per farlo bene però c'è bisogno di un regista fantasioso ma prudente, che ci pensi due volte prima di lanciarsi in voli pindarici (Da Vinci's Demons vi dice niente?). Neil Jordan la fantasia ce l'aveva quando ha deciso di realizzare la sua versione de I Borgia, serie di produzione canadese trasmessa sul canale statunitense Showtime, ma come in ogni prodotto destinato al mercato nordamericano resistere alla tentazione pericolosa di allungare il brodo oltre i limiti consentiti è stato difficile.

Il risultato? Una serie tv gradevole, che appassiona fino a un certo punto e che inevitabilmente si scontra con il calo di ascolti che costringono I Borgia a chiudere con la terza stagione. Conclusione che non ha accontentato i fan, costretti a vedere la serie mutilata, dal momento che l'idea di Jordan – ovvero girare una puntata di due ore per scrivere la parola fine – non è stata accolta dalla rete.

E I Borgia si è conclusa così, lasciando spazio, per la gioia degli appassionati di drammi storici, alla versione europea, anche essa in onda dal 2011: regista diverso, attori diversi, stessi personaggi, nuovo successo.  La versione canadese,  comunque, possiede tutti gli ingredienti per piacere al pubblico: per chi non fosse storicamente informato, i Borgia vissero nel Quattrocento e sono tra le famiglie più controverse e amate dalla letteratura. Attorno ai suoi componenti si sono concentrati letterati dell'epoca ma anche alcuni più recenti, tutti desiderosi di portare alla luce gli intrighi politici e gli amori incestuosi di cui i membri della famiglia sono stati ripetutamente protagonisti.

A dare il volto a Rodrigo Borgia c'è Jeremy Irons, famoso attore britannico, ed è sicuramente la sua interpretazione a tratti sopra le righe a caratterizzare in maniera funzionale alla storia un personaggio complesso come quello che viene ricordato col nome di papa Alessandro VI: salito al soglio pontificio con la corruzione e grazie all'appoggio del figlio Cesare, è lui il protagonista assoluto, perno attorno al quale ruotano gli altri personaggi e al contempo una panoramica politica e culturale dell'epoca, dove alleanze e congiure sono la prassi per assicurarsi il potere.

Le pedine che il Papa muove per ottenere la benevolenza dei suoi potenziali nemici sono i figli: Cesare, brillante stratega e politico che per compiacere il padre abbraccia controvoglia il cardinalato, Juan, a capo dell’esercito ma inetto rispetto al fratello e Lucrezia, che è stata dipinta dalla storia come una donna pericolosa e infedele, innamorata del fratello Cesare con il quale avrebbe consumato in segreto tanti anni di amore incestuoso.

Tutta l’astuzia, la cattiveria  e l’egoismo di questa controversa famiglia sono stati raccontati senza filtri, senza risparmiare sesso e violenza e senza nascondere la minima nefandezza più o meno attestata che la storia ci ha tramandato. La cancellazione della serie è stata decretata unicamente dall’audience, spauracchio con il quale devono confrontarsi un po’ tutte le serie televisive almeno una volta nella loro vita. I Borgia sono crollati, ma l’interesse per le serie storiche e in particolar modo per le vicende dei protagonisti è rimasto alto, motivo per cui ci ha pensato la Francia a raccogliere l’eredità degli sfortunati colleghi e a trarne profitto. Dimostrazione del fatto che la storia, un po’ come succedeva a scuola, piace fino a che non si rimane impantanati su una guerra o su una questione di potere e pagina dopo pagina ci si dimentica come ci si è arrivati.