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“Il vento di Sinnington” di Stefano Oddi

di Martina Baratta / 12 marzo

Il romanzo d’esordio di Stefano Oddi, Il vento di Sinnington (Ensemble, 2013), è come una parentesi dentro la quale il tempo sembra essersi fermato.

La storia è quella di Ennis Gump, un affermato attore di teatro che dopo tanti anni torna a far visita a Sinnington, la cittadina nel North Carolina che l’ha visto crescere e dove ha lasciato quelli che una volta erano i suoi migliori amici: Sinnington è rimasta la stessa, fatta eccezione per qualche casa nuova, qualcuno che non c’è più e qualcuno che invece è appena arrivato, ma durante quegli anni in cui Ennis è mancato sono mancate anche le risposte: perché i suoi amici lo hanno allontanato costringendolo a volersi lasciare tutto alle spalle?

La caratteristica di questo romanzo è la personificazione della cittadina di Sinnington, elevata a protagonista con tutte le sue strade, il suo mare e soprattutto il suo vento, con i suoi abitanti e la sua quotidianità collaudata, al punto che andarsene significa abbandonare un posto sicuro e amichevole, al riparo da tutto ciò che è il grande mondo all’esterno dove le città diventano sempre più grandi e i rapporti umani più freddi.

Le amicizie e i rapporti dell’infanzia e poi dell’adolescenza non sono solo un ricordo felice ma anche l’unica base solida della vita dei protagonisti, che tranne Ennis hanno scelto di restare a Sinnington e adattarsi pur di non rinnegare le proprie radici: il senso di appartenenza e la nostalgia sono un po’ le chiavi delle vicende, raccontate con uno stile semplice e carico di dialoghi e aggettivi, scorrevole anche se a tratti un po’ banale. Il finale è intuibile, sebbene una seconda e inaspettata sorpresa scorra come una doccia fredda sul lettore, che per tutto il tempo si sente circondato da certezze, da legami talmente forti che il tempo e le incomprensioni non possono spezzare, da luoghi che diventano immediatamente familiari.

Se cercate trame complesse e colpi di scena sappiate che in questo romanzo non troverete nulla di nuovo; quello che troverete però è un bel passatempo, una lettura piacevole il cui vero scopo non è tanto raccontare una storia ma parlare di sentimenti, provando a dar loro una forma grazie ai luoghi e alle persone.

Ennis Gump potrebbe essere una delle tante versioni moderne di Ulisse, che si assenta da casa per poi tornare e trovare tutto cambiato, tranne i dettagli che solo lui può riconoscere. Paragone un po’ azzardato, forse, Sinnington non è Itaca e Oddi non è Omero, ma il concetto di nostos è lo stesso.
E i lettori malinconici ne apprezzeranno senz’altro tutte le sfumature del vento.



(Stefano Oddi, Il vento di Sinnington, Ensemble, 2013, pp. 270, euro 16)