2/ Come devi immaginarmi

di / 2 novembre 2010

L’autunno era arrivato così in fretta. Il lungomare di Sabaudia era spazzato da un vento sottile che giocava con le lunghe dune di sabbia, strusciava sui fili d’erba cresciuti dove la spiaggia saliva verso la strada. Erano scesi giù lungo il sentiero di fianco a quella casa perfettamente cuboidale: grigia, austera, severa. Oggi, sembra ammonire le case che sorgono tra il verde, sulla spiaggia: il cottage di Cecchi Gori, la piscina sul tetto dell’astronave delle sorelle Fendi. Erano scesi verso mezzogiorno, il sole era alto e nonostante gli ultimi temporali il tempo sembrava reggere. Passa quella palla – l’uomo che correva scalzo sulla sabbia, aveva il viso scavato sotto gli zigomi, i capelli erano accarezzati dal vento. – Ah Se’, passa,  – gridò ancora al compagno che teneva il pallone tra le mani. Quell’uomo era più giovane, i capelli neri ricci, il sorriso di un ragazzo semplice. Il mare si allungava a fronteggiare la terra giù verso Saporetti e la Dolce Vita, gli ombrelloni ormai chiusi, si scagliava forte poi contro Torre Paola. L’autunno era arrivato troppo in fretta. Sergio lasciò il pallone e gridò – pija questa Pierpa’.
Colpì il pallone al centro, con un tiro preciso, col collo degli stivaletti; il pallone si sollevò nell’aria, viaggiava senza rotazioni, fermo, volando verso le nuvole che stracciavano il cielo.

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Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un «prosatore realista»; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un «poeta realista». Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un «poeta realista»: è un poeta un poeta maudit, extravagante. Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da «elzeviro». Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul «Corriere della Sera»: ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti. Si noti bene che tra la prosa e la poesia non faccio distinzione di valore; la mia è una distinzione puramente tecnica. Tuttavia intendiamoci: la letteratura italiana, specie recente, è la letteratura degli «elzeviri»: essi sono eleganti e al limite estetizzanti: il loro fondo è quasi sempre conservatore e un po’  provinciale: insomma, democristiano. Fra tutti i linguaggi che si parlano in un Paese, anche i più gergali e ostici, c’è un terreno comune: che è la «cultura» di quel Paese: la sua attualità storica. Così, proprio per ragioni di cultura e di storia, il calcio di alcuni popoli è fondamentalmente in prosa: prosa realistica o prosa estetizzante (quest’ultimo è il caso dell’Italia): mentre il calcio di altri popoli è fondamentalmente in poesia.

Il calcio è un linguaggio con i suoi poeti e prosatori

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Per gli eventuali procedimenti di competenza, si segnala l'acclusa pubblicazione Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, editore Aldo Garzanti, Milano. Nella pubblicazione si riscontra carattere pornografico. Il capo del servizio.

Segnalazione inviata Il 21 luglio del 1955 alla procura di Milano dalla presidenza del Consiglio dei Ministri

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Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore.

19 Gennaio 1975 Il coito, l’aborto, la falsa tolleranza dei poteri, il conformismo dei progressisti

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La tolleranza, sappilo, è solo e sempre puramente nominale. Non conosco un solo esempio o caso di tolleranza reale. E questo perché una «tolleranza reale» sarebbe una contraddizione in termini. Il fatto che si «tolleri» qual’uno è lo stesso che lo si «condanni». La tolleranza è anzi una forma di condanna più raffinata.

Gennariello, Paragrafo terzo

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E v’è danza e gioia e vino
stasera: – per chi non pranza
nelle stanze abbuiate
del Vaticano.

Amalia Rosselli, A Pier Paolo Pasolini

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– Signor Antonio Vece, maestro elementare collocato ad Avellino, lei è sicuro che la macchina era proprio una Giulietta e che quello era il noto scrittore e regista Pasolini?
– Era certamente lui. – rispose Vece. – Io sono Maestro,io.
– Va bene – riprese il Commissario – e quindi conferma di essere salito sulla macchina dello scrittore ed aver raggiunto la piena campagna per esporgli il suo romanzo, di cui – leggo – ne aveva anche una copia con sé. Dico bene?
– Il primo capitolo.
– Il primo capitolo,  – disse annotando qualcosa sul margine dei fogli che teneva in mano – va bene, allora il Pasolini era molto interessato al soggetto e le ha intimato di lasciarglielo….
– Mi insultava.
– Sì la insultava, l’ho scritto e poi…
– Poi mi ha picchiato con una mossa di quell’arte marziale che conosce Pasolini, io sono svenuto subito.
– Arte Marziale?
– Sì.
Centocelle aveva cominciato ad animarsi. Grida e bestemmie arrivavano dalla strada. Il Commisario lasciò cadere i fogli sulla scrivania e guardò quell’ometto negli occhi.
– Senta signor Vece qual è il titolo del suo romanzo?
– Il titolo del romanzo?

Probabile, ma sicuramente falsa, deposizione rilasciata alla procura di Roma il 25 Ottobre 1961 da Antonio Vece che, due giorni dopo l’accusa tornò sulle sue parole confessando di aver inventato tutto. Sarà denunciato per simulazione di reato.

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Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri.

Il Pci ai giovani!

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Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.

14 Novembre 1974. Il romanzo delle stragi

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Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere
con te e contro di te; con te nel cuore,
in luce, contro te nelle buie viscere.

Le ceneri di Gramsci

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Dell’Utri: ho io il Pasolini scomparso
La Stampa, 2 marzo 2010

Ma Dell’Utri che c’entra?
il Fatto quotidiano, 3 marzo 2010

Pasolini: Dell’Utri, a Mostra del libro antico il capitolo inedito di Petrolio non c’è
Adn Kronos, 11 marzo 2010

Dell’Utri sarà ascoltato dai giudici per la morte di Pier Paolo Pasolini
Corriere.it, 29 marzo 2010

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Comunque, quella sera il ragazzo, Pelosi, che non avevamo mai visto prima ordinò un petto di pollo. A quei tempi non si serviva come si serve adesso, ma con la pelle e con l´ala. Il ragazzo protestò un po´ quando se lo vide davanti, poi Pasolini, che aveva ordinato solo una birra, lo convinse dicendogli che era più buono, più saporito. Pelosi mangiò il pollo e alla fine se ne andarono, mio marito accompagnò Pasolini fuori dal cancello, fino alla sua automobile.

Ricostruzione della sera del 1 Novembre 1975, rilasciata dalla  proprietaria del Biondo Tevere in «“Al Biondo Tevere”, ultima fermata» di Rocco Carbone, Repubblica.it

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(Vi consigliamo di approfittare dell’intervallo, per pensare a tutt’altro. Non c’è niente di più faticoso che parlare di sesso – e il peggio deve ancora venire!)

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A cura di DB, titolo: Pasolini; le citazioni sono state reperite senza lo sfruttamento di alberi protetti, panda o bambini asiatici costretti a lavorare per 20 ore in lager disumani.

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“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

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