Level Up
di Rosa Lovati / 6 giugno 2011
Ancora un interessante volume della casa editrice “Multiplayer.it”. Dal creatore di “American Born Chinese”, Gene Luen Yang, arriva infatti “Level Up” (prefazione di Roberto Recchioni), una fiaba moderna che si inserisce in quel filo invisibile che divide realtà e finzione (intesa come mondo virtuale).
Non si può insegnare a vivere ma, con suggestioni fortemente surreali, possiamo intravedere con gusto quasi voyeuristico il percorso adolescenziale di un giovane attagliato da una morsa in cui è difficilissimo liberarsi: da un lato i doveri familiari e le aspettative del padre e, dall’altro, una passione che può diventare molto di più (un lavoro?).
Questa passione ha la forma e i colori delle consolle, ha la consistenza dei pixel e quel gusto rarefatto di un qualcosa che non è palpabile.
“I videogame possono rovinare una vita e possono salvarla” ma, forse, anzi più probabilmente, né l’una né l’altra cosa. Non per il protagonista che attraverso questa “arte della rappresentazione” ritrova l’esistenza dell’essere umano contemporaneo influenzata dalle immagini di uno schermo davanti agli occhi.
E l’immaginario diventa reale, sfiora i sentimenti, tocca con mano le problematiche di una vita che diventa sempre più difficile. La lotta tra io e super-io in un contesto ben diverso da quello psichiatrico ma forse altrettanto incisivo.
La storia, nella sua semplicità immaginifica, scorre via lasciando un senso di leggerezza nella testa; le immagini evocative e appena tratteggiati colgono nel segno e ci regalano un elegante fumetto da leggere e conservare.
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