Cobain. Più pesante del cielo

di / 24 settembre 2011

Dietro la musica c’è una persona, un’anima, un mondo.
Dietro i Nirvana, in particolare, c’è Kurt Cobain.
Se volete saperne di più su di lui e sull’ascesa del gruppo, Cobain. Più pesante del cielo di Charles R. Cross è il libro che fa per voi. Si tratta di una bella biografia, frutto di quasi quattro anni di ricerche, interviste e raccolta di materiale, che indaga ed approfondisce gli aspetti più umani di questo leader così carismatico.
Tutto il libro, che a mio parere è ben fatto e ben strutturato, parte da 24 citazioni di Cobain che diventano spunti, nuclei di altrettanti capitoli, che mirano a mettere in evidenza la “normalità” di Kurt Cobain, la sua vita interiore, quella lontana dalla leggenda e dall’eccezionalità dell’icona maledetta del rock.
Lontana anche dall’alone di predestinato e dalla morte prematura di giovane dannato.
Tutto questo è reso possibile anche grazie all’accesso ai diari personali di Cobain e alle foto di famiglia, che hanno permesso all’autore di crearne un ritratto davvero ben definito.  
Una vita parallela a quella vissuta sotto le luci dei riflettori, dunque.
O meglio, Cross accende i riflettori anche sull’altro Cobain: un uomo nudo, con le sue paure e le sue sofferenze, avvicinandolo così a quelle che sono le paure e le sofferenze di molti, mostrandoci un ragazzo fragile, profondamente segnato dalla separazione dei genitori. Un ragazzo però ribelle, nella sua fragilità: uno che non ci sta a lasciare le cose come stanno, uno che indaga, che lotta, che vuole capire.  
O, più semplicemente, un ragazzo che sente forte, su di sé, tutta l’oppressione (più pesante del cielo) del non afferrare fino in fondo il senso della vita, il perché dell’esistenza.
Cross ripercorre meticolosamente (a volte in maniera, forse, eccessiva) tutti i 27 anni di vita di Cobain, soffermandosi in particolare sull’infanzia, periodo non facile ma di fondamentale importanza per la formazione del suo modo di porsi di fronte alla vita (e poi di fronte alla musica), fino ad arrivare alle amicizie adolescenziali, all’amore con Courtney Love e, infine, alla nascita della figlia.  
Questo senza dubbio l’aspetto più approfondito del testo.
Ma c’è anche un altro filo conduttore, tutt’altro che secondario: Seattle.
Una città come alcova, come teatro in cui nasce l’idea di unirsi in un gruppo musicale, in cui si trova lo stimolo di comunicare in musica sensazioni comuni, nate dalle idee di un’intera generazione figlia delle utopie pacifiste e rivoluzionarie. Idee di rinascita, di ribellione. Voci di una Seattle in piena crisi economica post-Reagan, nota, fino ad allora, solo per il larghissimo consumo di eroina, ma che proprio da queste voci avrebbe tratto linfa vitale. Cross ci fa immergere perfettamente nella società di quel periodo: ha un’indiscussa conoscenza della città e delle sue dinamiche, che trasmette al lettore nella maniera più chiara possibile.
Questo, però, è un testo che divide, che si ama o si odia proprio per quello che è al contempo il suo punto di forza e il suo punto debole, cioè lo sviscerare gli episodi più intimi della vita di Cobain. C’è chi parla di distorsione della verità, in quanto Cross risulta essere amico di Courtney Love (accusata di complotto con conseguente omicidio del suo compagno) e dunque tutto il libro sarebbe teso all’avvalorare l’ipotesi (che fu da subito confermata) del suicidio, insistendo sulla depressione e sul malessere interiore di Cobain, che lo avrebbe portato inevitabilmente a un gesto estremo.
Ad ogni modo credo sia un libro imprescindibile, anche grazie alla lettura scorrevole e alla storia che ti cattura, per avvicinarsi a Cobain, ai Nirvana e alla loro musica rivoluzionaria.

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