“Pirati! Briganti da strapazzo” di Peter Lord e Jeff Newitt

di / 3 maggio 2012

Dio non smetta di salvare la regina e i suoi sudditi, la plastilina e il silicone (ma solo per certi usi), la fantasia e le invenzioni rimarchevoli che danno gioia d’essere al mondo e di vedere un film d’animazione con la stessa frenesia emotiva che prende a un bambino. Gente seria e lodevole questi inglesi. Talmente seria da fare la differenza nel realizzare prodotti a diffusione mondiale, o di intrattenimento di massa che dir si voglia, ma non in serie; esemplari di umorismo ed eccentrica leggerezza che sanno coniugare meccanismi comici antichi e rodati e commistioni di tecniche sia nuove che collaudate. Gente così seria da riuscire a prendersi in giro e irridere le proprie sacre istituzioni (la regina, l’impero britannico, l’ideologia coloniale, il patriottismo, il culto dei propri personaggi di culto) e un manipolo di figli suoi (Charles Darwin e altri scienziati radunatisi a corte) attraverso un “semplice” cartone animato. Funziona così il mondo di Pirati! Briganti da strapazzo. Lo studio Aardman Animations di Bristol che ha fatto conoscere il suo marchio originale in precedenti creazioni (Galline in fuga, Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro, e i più recenti Giù dal tubo; Il figlio di Babbo Natale) per l’uso della plastilina, stavolta ha superato se stesso con una complessa macchina d’animazione all’insegna dell’uso simultaneo di più tecniche (plastilina, ma anche silicone per creare i personaggi animati a mano fotogramma per fotogramma; stop-motion ma anche, per la prima volta, computer grafica per dare una completa impressione di realtà, profondità, proporre scenari e animazioni di ampio respiro in precedenza impensabili), della cura minuziosa dei dettagli, del gusto della storia e della capacità di realizzare un equilibrio perfetto tra sceneggiatura, effetti speciali e soluzioni visive. A differenza dei precedenti, stavolta la trama è ricavata da una serie di romanzi dello scrittore Gideon Defoe che si è occupato della sceneggiatura. È nata così la storia di Capitan Pirata, imbranato e bonaccione filibustiere, e della sua ciurma piuttosto sgangherata e caotica. Capitano ambisce al titolo di Pirata dell’anno ma deve vedersela con concorrenti ben più dotati, capaci di predare davvero e collezionare ricchi bottini. Finché non si scopre la “gallina dalle uova d’oro”, che poi gallina non è trattandosi di Polly, la pappagallina di bordo, sempre sulla spalla del capitano o nascosta sotto la sua barba. Dopo una serie di esilaranti arrembaggi fallimentari, l’incontro della ciurma con un giovane Charles Darwin che si rivela accigliato, infido, inibito nell’incontro con le donne e monomaniacale nel suo approccio etologico al mondo, accompagnato da una scimmia maggiordomo che parla usando bigliettini, permetterà di scoprire in Polly un prezioso e raro esemplare di Dodo. Dire altro non si può né si deve. Sgorgheranno a fiumi le complicazioni (oltre alla birra bevuta nei pub), le peripezie e le avventure che porteranno i nostri eroi dall’isola sanguinaria alla nebbiosa Londra vittoriana. Fino a corte, a tu per tu con una frivola e detestabile regina Vittoria, acerrima nemica della pirateria, bulimica di cibo stravagante, cultrice di banchetti eccentrici a base di rarità, come di oro e averi. Si ritroveranno poi tutti sulla nave della regina, la Queen Victoria 1, in una esplosione di umorismo, fantasia, canzoni rock, stravaganze fino alla surreale resa dei conti finali con la sovrana stessa. Nel doppiaggio italiano si riconoscono le voci di Christian De Sica e Luciana Littizzetto contro gli originali Hugh Grant e Imelda Staunton. La casa di produzione inglese Aardman Animations, nata nel 1976 si è fatta conoscere e ricordare nel panorama dell’animazione, dominato da colossi mondiali, per l’uso di una tecnica inconfondibile: la stop-motion che, a differenza di altre forme di animazione, si basa sull’uso di set in miniatura costruiti a mano per intero, modellini realizzati con infinita cura e rivestiti da costumi dettagliatissimi, illuminazione di stampo cinematografico, infinita dose di pazienza per modellare gli incantevoli personaggi da loro creati. Se non è arte questa! Casa Aardman è inconfondibile anche per la cosiddetta Claymation, l’uso di modelli di plastilina, perfezionata nel corso degli anni fino ad arrivare ora all’uso congiunto del latex. Sforna quindi film che si fanno attendere anche anni perché richiedono lunghissima preparazione. Per realizzare quest’ultimo di anni ce ne sono voluti cinque. Che atmosfera differente rispetto alle produzioni statunitensi, a certi pirati dei Caraibi e dintorni! Qui gli eroi sono tali proprio perché antieroi, simpatici falliti; vincono perché impacciati, maldestri, pasticcioni. Se alla perizia artigianale che va contro le logiche e i tempi del mercato, si aggiunge la sapidità che solo il british style sa conferire a una storia (per l’humour, le trovate, le citazioni sottese, la comicità muta, la simpatia dei personaggi), ecco il perché di tanto entusiasmo “filibustiere”. Anche un cartone può essere una geometria perfetta.

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